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Cronaca Castello / Salizada San Francesco Della Vigna

Molotov al Morion, confessano due giovani: la politica non c'entra nulla

E.R., 28enne, e F.V., 22enne, veneziani, sono stati incastrati dalla testimonianza della signora che ha spento il principio d'incendio e da una telecamera che ha immortalato il loro barchino

Sono stati individuati e denunciati per incendio doloso i due giovani che domenica mattina, verso le 7, avevano tentato di dare alle fiamme il centro Morion a Venezia. Si tratta di due residenti, E.R., 28enne, e F.V., 22enne. Nessuna matrice politica dietro al loro gesto, solo la volontà di vendicarsi dopo che il più grande dei due, verso le 4 di notte, era stato aggredito da tre ragazzi che per vestiti e comportamento aveva ritenuto, sbagliandosi, che fossero dei punk e che frequentassero il laboratorio occupato di Castello. Dopo essersi preso un pugno in faccia aveva deciso che gliel'avrebbe fatta pagare. E' andato a chiamare un suo amico, il 22enne, e con lui ha architettato il raid.

I due sono stati fermati ieri mattina dagli agenti della Digos, che sono riusciti a risalire a loro sia grazie alla testimonianza della signora che, accorgendosi che qualcosa non stava andando per il verso giusto, si era fermata a parlare con il "palo", indicando agli inquirenti che il suo accento era riconducibile a una zona ben precisa di Venezia, sia grazie alle telecamente di sorveglianza, che hanno immortalato gli attentatori mentre se ne andavano in barchino. I colori sul fianco dello scafo hanno permesso di individuare l'imbarcazione.

La coppia aveva ammucchiato dell'immondizia, raccolta dal vicino campo di San Francesco della Vigna, su una porta del centro Morion, tentando di incendiarla. Le fiamme, però, non attecchivano più di tanto, per cui il 28enne ha deciso di preparare in velocità una molotov rudimentale con una bottiglia di birra da 33 centilitri trovata sul posto e riempiendola del carburante per il suo barchino. Una volta "tappata" con uno stoppino di carta, la "bomba" è stata lanciata da una finestra dentro l'edificio. La molotov, fortunatamente, non si è incendiata, annerendo solo la porzione di un tavolo.

Il barchino "incriminato", di proprietà di un veneziano (estraneo alla vicenda), era stato prestato da quest'ultimo a un amico. Suo figlio, E.R., lo aveva preso per muoversi per la città. Messi con le spalle al muro dagli indizi raccolti dalla Digos, ai due giovani non è rimasto altro che confessare.

 

LE REAZIONI DAL MORION: "Restiamo in attesa di ulteriori informazioni che chiariscano meglio chi siano gli autori e quali le dinamiche e le motivazioni dello sconsiderato gesto, tuttora incomprensibili - commenta Tommaso Cacciari, uno dei portavoce del Laboratorio Morion - Nel frattempo ci teniamo a ribadire che i centri sociali sono luoghi di frontiera, da sempre impegnati a combattere l'emarginazione e il degrado sociale nei nostri quartieri. Il Morion é sempre stato in prima fila nella lotta contro mafie e mafiette di zona e contro lo spaccio (piccolo o grande che sia) di sostanze come l'eroina, ritornata pericolosamente a minacciare giovani e giovanissimi. Di sicuro non é la prima volta che il Morion riceve minacce per questo impegno. E di sicuro non ci fermeremo adesso".

 

LA CRONACA "DELL'ATTENTATO"

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