«Spadroneggiano, minacciano. Nessuno fa niente». Vescovo di Chioggia: «Non c'è tutela»
Monsignor Adriano Tessarollo confida su Facebook il resoconto degli incontri con la "banda". «Giovani violenti conosciuti da tutti, in Riva Vena, in zona ponte Zitelle. Tutti sanno e non osano parlare». Il sindacato di polizia: «Si potenzi il commissariato»
Quindi gli atteggiamenti intimidatori sarebbero continuati, al punto da portare monsignor Adriano Tessarollo, vescovo di Chioggia, a raccontare sul proprio profilo Fecebook, «i soliti insulti e la minaccia: la pagherai cara», a lui e al parroco della cattedrale, sabato pomeriggio. «Sotto i portici ci piomba (addosso ndr) dietro a un altro della banda, io prendo il ponte e dico che non ho paura - scrive - Questi sanno che sono padroni della situazione e dei loro affari», scrive sabato pomeriggio Tessarollo.
Si era sfogato appena un giorno prima il vescovo, sempre sul social, descrivendo chiaramente le angherie. «Il centro di Chioggia è insicuro: giovani violenti conosciuti da tutti, in Riva Vena, in zona ponte Zitelle. Tutti sanno e non osano parlare - si legge sul profilo del monsignore -. Ieri sera passa un sacerdote e viene molestato, tentano di strappargli la Bibbia. Oggi passa il vescovo e si prende del pedofilo, e questi sguazzano liberamente, mai un vigile che passa, la polizia, ti dicono che c'è una pattuglia sola e non possono fare niente.Carabinieri: chiami e ora che vengono questi si ritirano in casa. Ripeto, tutti sanno e nessuno fa niente, che vergogna. Quale tutela?».
Per il sindacato di polizia Fsp del Veneto, «gli agenti ci sono e fanno il loro dovere». Commenta Mauro Armelao, segretario della sigla: «capisco la rabbia del vescovo di Chioggia che purtroppo ha toccato con mano e in prima persona una situazione di non facile, non per colpa della polizia, ma per strumenti normativi insufficienti. Chiediamo a gran voce che il sindaco convochi in prefettura un comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica e che si decida il potenziamento del commissariato con almeno di 5 agenti in più di rinforzo alle volanti. Deve esserci una collaborazione di tutte le istituzioni: Comune, servizi sociali, sanità e forze dell’ordine, che in caso di repressione devono poter contare su strutture ad hoc, non solo il carcere, perché non sempre i responsabili sono da arrestare, a volte da curare e recuperare. A Monsignor Tessarollo - conclude Armelao - va tutta la mia solidarietà e vicinanza, così come ai residenti ed esercenti di Riva Vena».