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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Jesolo

Investe e uccide una 81enne: "Ho avuto un malore alla guida". Una testimone: "Era lucido"

La richiesta di risarcimento della vittima, Teresa Mognato di Jesolo, è stata rispedita al mittente. Il 27 dicembre è stato depositato in tribunale l'atto di citazione in causa

Finora di temporanea incapacità di intendere e volere si è sentito parlare per lo più nelle aule di tribunale nel corso di processi per gravi delitti, come carta giocata dalla difesa degli imputati: adesso però questa “giustificazione” entra anche nell'ambito dell'omicidio stradale, con conseguenze non indifferenti sul piano penale e civile per i familiari delle vittime. Il tragico caso è quello della jesolana Teresa Mognato. Il 24 giugno 2016, in centro a Jesolo, l'anziana del posto, che ha 81 anni, sta attraversando a piedi via Levantina, all'intersezione con piazza del Carabiniere Verago Pompilio, sulle strisce pedonali, “in modo regolare e godendo del diritto di precedenza” come recita la perizia cinematica sulla dinamica del sinistro disposta dalla Procura di Venezia. La visibilità è ottima e il fondo stradale perfettamente asciutto, ma all'improvviso sopraggiunge una Ford Focus condotta da G. S., 67 anni, di Cavallino, che la travolge in pieno, continuando per altri 17 metri la sua corsa, invadendo la corsia opposta e centrando anche una Fiat Punto che proviene dal senso contrario.

Incidente fatale

Per la signora Mognato l'impatto è terribile e, nonostante tutti i tentativi dei sanitari di salvarla, morirà poche ore dopo all'ospedale dell'Angelo di Mestre in seguito ai gravi traumi riportati. Al pronto soccorso di Jesolo vengono invece curate le due occupanti della Punto, due donne in stato interessante ma che per fortuna riportano ferite lievi, e il sessantasettenne che ha causato l'incidente, il quale giustifica l'accaduto asserendo di aver accusato un malore e di essere svenuto perdendo il controllo della macchina: versione supportata solo dalla 41enne che si trovava in auto con lui. La Procura di Venezia, da prassi, apre un fascicolo per omicidio colposo a carico di G. S., il pubblico ministero incarica un consulente tecnico, l'ingegner Pierluigi Zamuner, di ricostruire la dinamica del sinistro e la perizia non fa che confermare come la totalità delle responsabilità siano in capo al conducente della Focus, ma il procedimento ad ora si trova ancora nella fase delle indagini preliminari".

La richiesta dei danni

I familiari della vittima per un anno non ottengono alcuna risposta da nessuno finché, tre mesi fa, esasperati, attraverso il consulente personale Riccardo Vizzi, decidono di affidarsi a Studio 3A, società specializzata nella valutazione delle responsabilità, che si mette subito all'opera, acquisendo tutta la documentazione e, sulla scorta delle inequivocabili risultanze della perizia cinematica, presentando una richiesta danni all'assicurazione per conto dei propri assistiti. La compagnia, però, fa sapere che comunque vada non liquiderà un euro, dicharando il “caso fortuito”, ossia il supposto malore riferito dal proprio assicurato.

La citazione in causa

I congiunti della vittima, attraverso il proprio penalista hanno quindi avviato le procedure di una causa civile, ma la compagnia assicurativa ha risposto "picche" anche alla richiesta di negoziazione assistita: mercoledì scorso è stato quindi depositato in tribunale a Venezia, e notificato alla compagnia, l'atto di citazione in causa, con la richiesta di tutti i danni morali da perdita del rapporto parentale. Nel documento si adduce per la prima volta la testimonianza della passeggera della Fiat Punto, la quale basterebbe da sola a smontare la tesi del malore raccontando una verità ben diversa. Il conducente della Focus, infatti, non solo sarebbe stato visto scendere autonomamente dalla sua vettura, ma si sarebbe anche seduto accanto alla conducente della Punto. "Era lucido" riferisce la testimone diretta. E aggiunge: "la moglie urlava come una pazza dicendo che stavano portando il figlio all'ospedale perché aveva una caviglia rotta", svelando quello che verosimilmente è stato il vero motivo dell'imprudenza e del drammatico incidente.

La nuova testimonianza

Nell'atto ci si sofferma anche sulla testimonianza della compagna dell'investitore, che ha riferito di un rantolo antecedente lo svenimento. Se così fosse, "è evidente che all'insorgere del malore il conducente aveva tutto il tempo di accostare o di fermare l'auto in sicurezza, non essendosi trattato di un fatto istantaneo del tutto asintomatico. Il malore in sé infatti non costituisce esimente assoluta, dovendosi valutare la possibilità del conducente di percepire il proprio stato di malessere, dato che non si sta parlando di un infarto fulminante al miocardio - commenta Riccardo Vizzi di Studio 3A - O non c'è stato alcun malore oppure, nella remota ipotesi che vi sia stato, l'automobilista ne ha sottovalutato i sintomi e aveva tutto il tempo per fermarsi, e il fatto che stava trasportando un passeggero all'ospedale non fa venir meno le responsabilità a suo carico e l'obbligo dell'assicurazione a risarcire la famiglia della vittima - Non nutriamo dubbio alcuno che alla fine, sia sul fronte penale sia su quello civile, sarà fatta piena chiarezza e saranno riconosciuti in pieno le nostre tesi e i diritti dei nostri assistiti".

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