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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Disastro della Solfatara, si è aperto il processo: sette imputati

Hanno scelto il rito abbreviato. La sentenza potrebbe arrivare già a metà marzo

Si è aperto oggi a Napoli il processo ai sette imputati per il disastro della Solfatara, che il 12 settembre 2017 era costato la vita ai coniugi veneziani Massimiliano Carrer e Tiziana Zaramella e al loro figlio Lorenzo. Gli imputati hanno scelto il rito abbreviato, che consente di beneficiare dello sconto di un terzo della pena in caso di condanna.

I fatti

Il giorno della tragedia Lorenzo Carrer, avvicinatosi alla zona della fangaia (che era “aperta al pubblico e liberamente percorribile, senza alcun divieto di accesso” scrivono i pm nella loro richiesta di rinvio a giudizio) per scattare una foto, precipitò in seguito all’apertura di una voragine sotto i suoi piedi, che inghiottì uno dopo l’altro, stordendoli con i gas del sottosuolo, anche il papà e la mamma, precipitatisi a ruota nel vano tentativo di salvare il ragazzo. Sopravvisse solo il figlioletto più piccolo dei Carrer, che ha assistito impotente al dramma e oggi vive con la zia.

Gli imputati

Gli imputati che risponderanno davanti al giudice sono Giorgio Angarano, 72 anni di Pozzuoli, legale rappresentante della “Vulcano Solfatara srl”, l’unico a richiedere l’abbreviato condizionato al deposito di una propria consulenza tecnica, e sei soci della stessa: Maria Angarano, 74 anni di Pozzuoli, Maria Di Salvo, 70 anni, di Pozzuoli, l’omonima Maria Di Salvo, 40 anni, di Napoli, Annarita Letizia, 70 anni, di Pozzuoli, e Francesco Di Salvo, 44 anni, di Napoli. A giudizio anche la stessa società in persona del suo legale rappresentante.

Il risarcimento 

L’udienza è stata aggiornata al 4 marzo 2020 per la requisitoria, mentre il 12 e il 17 marzo toccherà agli interventi delle difese: se non verrà ravvisata la necessità di ulteriori attività istruttorie, la sentenza potrebbe arrivare  già il 17 marzo. Studio3A, che assiste la famiglia delle vittime, ha già chiuso il capitolo civile ottenendo un congruo risarcimento per i priori assistiti, innanzitutto per il bimbo sopravvissuto.

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