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Cronaca

L'eco della strage di Genova arriva a Venezia: "Via le Grandi Navi"

Di fronte alla domanda "Potrebbe accadere anche qui?" comitati rivali, politici e associazioni chiedono una soluzione per il nostro crocierismo

L'eco della tragedia del porto di Genova, dove una nave container ha urtato la torre dei piloti causando diversi morti, è arrivata fino a Venezia. Città spesso in guerra, le due. Fin dall'epoca delle Repubbliche Marinare. Recentemente di nuovo in polemica sugli stanziamenti del Cipe per la realizzazione del porto off shore in laguna. Entrambe però accomunate da una mole di traffico nautico enorme. La domanda principe attorno cui ruotano le dichiarazioni di comitati e politici veneziani nel day after è: "Potrebbe accadere anche a Venezia?". Nel mirino finiscono inevitabilmente i passaggi delle navi da crociera nel canale della Giudecca. Pur trainate e in condizioni considerate sicure: "Se qualcosa va storto cosa accade?", si ripete sui social network.

"Non possiamo fare gli struzzi e nascondere la testa sotto terra per far finta di non vedere i rischi che Venezia corre ogni giorno - dichiara il delegato del Comune alle Politiche del lavoro Sebastiano Bonzio - Quali sarebbero le conseguenze, oltre che in termini di vite umane, per l'ambiente e la tutela del patrimonio storico artistico della città in caso di incidente? La risposta a questa domanda - afferma - non la vogliamo nemmeno immaginare: episodi come questo ci fanno capire ancora una volta che non è possibile dormire sonni tranquilli nella speranza che qui non succedano simili tragedie. Al contrario - sottolinea il consigliere assieme a Simone Stefan, della segreteria provinciale di Rifondazione Comunista - è necessario muoversi per trovare urgentemente, come ribadiamo da tempo, delle soluzioni alternative all'attuale percorso delle grandi navi".

Richiesta identica a quella del comitato Cruise Venice, che del sostegno al comparto crocieristico veneziano trova la sua ragion d'essere: "Nel mondo del trasporto, dove tutto è in movimento, gli incidenti possono essere spesso imprevedibili - dichiara Massimo Bernardo, presidente del comitato - Un motivo in più perché anche per il porto di Venezia si arrivi quanto prima a una decisione alternativa e definitiva anche per il transito delle grandi navi". In questo modo, sottolinea Bernardo, "si metterebbe fine alla battaglia navale in corso tra comitati". Le posizioni delle due associazioni oggi sono molto simili: serve una soluzione. E serve subito. "Qualcuno ha detto che a Venezia non può succedere - dichiara Luciano Mazzolin, ex assessore provinciale vicino ai No Grandi Navi riproponendo un manifesto sugli incidenti nautici accaduti in laguna - Ma è già successo. Quali sarebbero i danni se oggi fosse coinvolta una imbarcazione da crociera?"

"La scorsa notte abbiamo avuto la prova che le energie messe in moto (anche a bassissime velocità) da queste mega-navi non riescono a essere frenate dai rimorchiatori di scorta, che guasti ed errori possono succedere anche se ai comandi ci sono piloti locali abilissimi e non spregiudicati comandanti Schettino, anche se le condizioni del mare sono ottime - dichiara Tommaso Cacciari, rappresentante dei centri sociali - La strage di ieri dimostra una volta di più quanto sia urgente ed indispensabile ripensare al rapporto tra portualità e città, di quanto sia importante mobilitarsi per difendere le nostre città ed il nostro ambiente, le nostre vite. Ci impaurisce pensare che il Jolly Nero sia cento metri più corto delle navi da crociera".

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