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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Caos Mose, ecco il generale delle Fiamme gialle "addomesticato"

Era responsabile del comando interregionale dell'Italia centrale, ma chiedeva soldi a Mazzacurati per insabbiare tutto. Ora è finito in carcere

Che all'interno del complesso e oscuro meccanismo messo in piedi da Giovanni Mazzacurati e Piergiorgio Baita uno degli ingranaggi fondamentali fosse un pezzo grosso della Guardia di Finanza era già noto da tempo, più precisamente dagli arresti dei due boss di Mantovani e Cvn, nel 2013; mercoledì, però, tra i 35 nomi “eccellenti” nel mirino delle Fiamme gialle è finito anche lui, il generale di Corpo d'Armata Emilio Spaziante, vera e propria punta di diamante nel sistema di “controspionaggio” messo in piedi dal capo del Consorzio per evitare guai con la giustizia.

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AMICIZIE PERICOLOSE – Spaziante risulta essere stato in “buoni rapporti” anche con Oscar Lavitola, direttore de L’Avanti, passato dallo scrivere sui giornali a diventarne protagonista a causa del suo coinvolgimento nell'inchiesta per la compravendita di senatori che ha visto come principale accusato il padre di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Proprio Lavitola avrebbe caldeggiato la nomina di Spaziante a generale, in quanto “addomesticato e addomesticabile” (questa la definizione del giornalista, stando all'ordinanza), a patto di usare la leva giusta: i contanti, non tracciabili. Voci identiche erano arrivate anche all'allora ministro dell'Economia Giulio Tremonti tramite il suo numero due, il deputato Marco Milanese (anche lui nell'elenco dei 35). Le parole dei “congiurati” non erano però al sicuro da orecchie indiscrete: le intercettazioni telefoniche in mano alla Finanza dimostrano infatti come Lavitola, già latitante, ne discutesse con Berlusconi.

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SOLDI E AMBIZIONE – Spaziante, stando a quanto rilevano le autorità che indagano sulla tangentopoli della laguna, puntava addirittura a succedere al generale Nino Di Paolo nel ruolo di Comandante generale, ma si dovette “accontentare” di divenire il numero due della Guardia di finanza, incarico che ricoprì fino al 4 settembre 2013, andando anche a supervisionare proprio l'inchiesta sui fondi neri del Mose. Grazie alle sue tre stelle sulla divisa e al suo ruolo Spaziante era in grado di ottenere ogni tipo di informazione sensibile utile ai suoi datori di lavoro occulti, ma tra il giugno 2010 e il febbraio 2011, quando era ancora a capo del Comando interregionale dell’Italia centrale, si era creata una falla, sfruttata poi dal gip nel corso dell'inchiesta: all'alto ufficiale viene infatti contestato il reato di atti contrari ai doveri ufficio poiché per influire favorevolmente sulle verifiche fiscali e sui procedimenti penali aperti nei confronti del Cvn avrebbe chiesto e ottenuto da Mazzacurati la promessa del versamento di una somma pari a due milioni e mezzo di euro. Spaziante, secondo i magistrati, sarebbe riuscito ad intascarsi almeno mezzo milione. In particolare, stando a quanto viene riportato nell'ordinanza, quando nel 2010 venne avviata l'indagine fiscale sulla sede padovana della Mantovani, l'allora comandante si precipitò a Padova dopo aver ricevuto il verbale d'ispezione da Mazzacurati, e pur senza avere alcuna competenza in merito prende in mano la situazione. Ora Emilio Spaziante è rinchiuso nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere e, così come i suoi 35 “colleghi” finiti nei guai mercoledì mattina, è in attesa di un giudizio definitivo.

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