La versione di Baita: "Mazzacurati e il Consorzio sono i veri colpevoli"
L'ex ad di Mantovani parla sulle pagine dei quotidiani e spiega come dal Cnv arrivassero 100 milioni l'anno per tangenti e consulenze di ogni tipo
Mentre Giorgio Orsoni, Lino Brentan e gli altri arrestati mercoledì nell'inchiesta sui fondi neri del Mose si danno il turno davanti agli inquirenti, anche Piergiorgio Baita risponde alle domande, ma solo a quelle della Nuova Venezia: in una lunga intervista pubblicata sul quotidiano locale, infatti, l'ex presidente della Mantovani fornisce la sua versione dei fatti e punta il dito contro Giovanni Mazzacurati, l'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova che, a detta di Baita, sarebbe il vero burattinaio dietro il sistema illecito scoperchiato dalla Guardia di finanza.
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SOLDI PER TUTTI – L'ex numero uno di Mantovani prende le distanze dal suo “socio” e, anzi, mette in piazza quelli che, nella sua ricostruzione, erano i meccanismi utilizzati da Mazzacurati, un sistema che può essere riassunto in una semplice formula: 100 milioni distribuiti anno per anno a tutti i vari complici. Proprio il Consorzio, secondo Baita, sarebbe la radice di tutti i mali: “Il problema – spiega l'arrestato – non è il Mose, la cosa più sbagliata sarebbe abbandonarlo”, piuttosto i soldi sperperati dal Cnv, spesi in tangenti e consulenze e “penalizzando le imprese”. Secondo Baita, i soldi venivano “dal 12% che spetta per legge al concessionario per gli oneri. ma anche da voci specifiche di finanziamento, per studi e sperimentazioni, per il sistema informativo di campo santo Stefano, inutile cattedrale nel deserto costata milioni di euro”.
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...E TUTTI ZITTI – Baita, che lo scorso anno era stato arrestato per false fatturazioni e aveva quindi alleggerito la sua posizione aiutando le indagini, non esita a scaricare tutte le responsabilità su Mazzacurati e parla di un sistema che, quando lui e la sua Mantovani entrarono nel giro, era già rodato e collaudato: nessuno poteva aprire bocca – continua Baita – bisognava obbedire alle regole già scritte e ai soci non sarebbe stato consentito di muovere una foglia. Quando Baita è entrato con la Mantovani, sempre stando alle sue dichiarazioni, si trovava in una posizione debole e doveva tutelare i 70 milioni di investimento sborsati per rilevare la quota Impregilo, quindi non avrebbe potuto muoversi diversamente che assecondando chi decideva tutto. L'ad Mantovani chiude spiegando che a rallentare i lavori sarebbe stato sempre il Consorzio, che avrebbe avuto tutti gli interessi a “tirarla per le lunghe”, il Cnv, chiosa Baita, si potrebbe chiudere anche subito, mentre a suo parere il coinvolgimento di Giorgio Orsoni è ancora nella foschia: i suoi comportamenti “ad esempio sull'Arsenale”, non sarebbero mai stati molto in linea con il Consorzio, “forse Mazzacurati si aspettava da lui un comportamento più obbediente”.