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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Zaia tuona: "Sul caso Mose siamo pronti a costituirci parte civile"

Il governatore del Veneto colpisce il cerchio e la botte, ripetendo la sua estraneità ai fatti ma invitando tutti a lasciar lavorare la magistratura

Per chi chiede discontinuità tra gli illeciti del Mose e la gestione della cosa pubblica la risposta, almeno secondo Luca Zaia, sta proprio nell'amministrazione regionale. Il governatore del veneto è infatti tornato a parlare della super inchiesta che ha sconvolto la laguna martedì, aprendo il Consiglio regionale: “Non si dica – ammonisce il leghista - che questa amministrazione ha fatto finta di non vedere e che abbia fornito il substrato a tutto il sistema che l'inchiesta sul Mose ha portato alla luce: noi, al contrario, abbiamo garantito quella discontinuità di cui i Veneti hanno bisogno”.

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CON I MAGISTRATI - “Manifesto fiducia totale nella magistratura. Io ringrazio i giudici perché - ha spiegato - fanno un lavoro che va nell'interesse dei veneti. Se venisse confermato l'impianto accusatorio - ha proseguito - noi veneti non potremmo accettare che si arrivasse perfino a 'stipendi' - ha proseguito Zaia, con riferimento ad alcune ipotesi accusatorie nei confronti del predecessore, Giancarlo Galan - questa è una trama inquietante da film. Ma inquieta di più che il procuratore aggiunto Carlo Nordio dica che non è ancora chiusa la vicenda. E l'impressione è che, appunto, non sia ancora finita”. In ogni caso, continua Zaia “non mancheremo di costituirci parte civile se saranno acclarate delle responsabilità. Lo faremo per tutelare l'immagine dei veneti. Questa è una vicenda - ha aggiunto - che non possiamo sotterrare con una pacca sulle spalle". Nell'inchiesta sul Mose, comunque, i magistrati “si sono dimostrati rispettosi delle persone”. Il governatore chiude infatti sottolineando come, a suo parere “questa è un'inchiesta che farà scuola per come è stata affrontata e in particolare per la segretezza con cui è stata condotta. In altre procure le indiscrezioni su un'indagine durata cinque anni sarebbero finite sui giornali”. Anche la tempistica, ha concluso Zaia, “è stata quella giusta”.

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VIZI DEL PASSATO – Il governatore cerca al contempo di mitigare gli animi più “forcaioli”, rimettendo ancora una volta la questione nelle mani della magistratura: “Non avrei mai pensato di vivere una giornata come questa, ma ho ritenuto doveroso, prima di ogni discussione e riflessione, fare la puntualizzazione che i processi si fanno nei tribunali e che, essendo in una fase delicatissima, ma ancora primordiale dell'inchiesta, dobbiamo avere la massima fiducia nella magistratura, sperando che gli imputati abbiano la possibilità di chiarire la loro posizione più velocemente possibile, nell'interesse della comunità veneta". A proposito dei colpevoli, poi, è proprio il governatore a specificare come, prima ancora del suo provvedimento di ritiro deleghe, l'assessore Chisso avesse già dato le dimissioni in mattinata, come confermato dalla Procura. “Il Mose – ha voluto di nuovo ricordare il presidente della Regione - è un'opera pubblica dello Stato, non della Regione, che è stata coinvolta solo con alcune commissioni ed autorizzazioni. Tutti i project financing in essere, dalla Pedemontana, approvata nel 2002, all'itinerario della Valsugana, il più vicino a noi essendo partito nel 2009, sono stati approvati da altre amministrazioni e noi non abbiamo avuto alcuna attività discrezionale in tal senso, potendoci limitare ad onorare investimenti già decisi: non è realtà, quindi, dire che il project sia stato un ottimo substrato per chiudere accordi in questa amministrazione".

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