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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Mose: Comar, Thetis, Cvn per 4 ore in sciopero alla prima prova di sollevamento

Lo hanno annunciato i sindacati Cgil, Cisl e Uil. «Lavoratori senza stipendio, alcuni da luglio, e anticipano spese. Nessuna traccia dell'Autorità istituita l'anno scorso. Nessuna prospettiva. Questo è un segnale forte per la città»

Sarà sicuramente uno sciopero di 4 ore alla prima prova di sollevamento delle paratoie del Mose, che non ha ancora una data precisa ma potrebbe essere tra fine agosto e i primi di settembre. Il lasso di tempo è quello calcolato come necessario a rendere possibili le manovre di alzata del sistema delle dighe mobili. A proclamare l'astensione, dopo l'assemblea con i lavoratori e la Rsu ieri, sono i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil: lo hanno comunicato oggi, mercoledì 25 agosto, in conferenza a Mestre. 

È la prima astensione unitaria, «il fronte dei lavoratori si è compattato - affermano i segretari generali Ugo Agiollo (Cgil), Paolo Bizzotto (Cisl) e Igor Bonatesta (Uil) - anche davanti al mancato pagamento degli stipendi di luglio e agosto, per i lavoratori Comar, in parte di luglio e agosto per la società Thetis, e la mensilità di agosto per Cvn (i dipendenti del Consorzio Venezia Nuova). Diversi i lavoratori già in cassa integrazione dopo il concordato arrivato qualche mese fa per Cvn, e il commissariamento. Per alcuni non si tratta neanche della Cig, bensì del Fis (Fondo integrativo salariale), visto che l'inquadramento è simile a quello dei lavoratori del commercio. Assieme alle sigle provinciali generali, le categorie sono al fianco dei lavoratori: i meccanici, i chimici e gli edili.

«Lo Stato che commissaria se stesso, siamo ormai a questi livelli, e non c'è la minima prospettiva riguardo alla costituzione dell'Autorità per la laguna, che in base al decreto di agosto 2020 del governo Conte (che diventò bersaglio di critiche delle istituzioni locali per la sua lontananza dal territorio e l'accentramento a Roma), avrebbe gestito il Mose e tutto il sistema lagunare. Se non è più così, se questa Autorità è destinata a non vedere la luce, il ministero delle Infrastrutture dovrà venire a comunicarcelo, attraverso il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, o attraverso quello per le Infrastrutture, Enrico Giovannini. Per noi non cambia. Ma devono mostrarci le carte», tuonano i sindacati. 

Lo sciopero va interpretato come un segnale per tutta la città. «Non blocchiamo un'alzata prevista per alta marea, ma le prove di funzionamento. Perché da un anno attendiamo risposte per il futuro della laguna e per quello dei 260 lavoratori Comar, Thetis e Cvn diretti, più altri 4-500 dell'indotto, che dovevano essere assorbiti in parte dall'Autorità (100 operatori) e in parte in una società in house e che oggi si trovano senza stipendio, senza prospettive e alcuni anticipano pure alcune spese che non vengono rimborsate», continuano Agiollo, Bizzotto e Bonatesta.

«Riteniamo che le nomine dei commissari e la mancanza di prospettive future abbiano la necessità di riposte univoche. I lavoratori sono per la conclusione dei lavori del Mose e perché l'Autorità stabilita per decreto veda la luce», per questo chiedono l'immediato confronto al tavolo permanente in Prefettura, alla presenza del commissario del Mose Elisabetta Spitz, del Provveditorato, del commissario liquidatore Massimo Miani, del prefetto Vittorio Zappalorto, delle organizzazioni del lavoro, della Regione (che ha dato la propria disponibilità) e del Comune.

«Ci era stato assicurato un anno fa che c'erano i soldi per completare i lavori del Mose e la situazione avrebbe visto in un anno l'avvio della nuova istituzione, oltre alla conclusione dei lavori, ma ad oggi i lavori del Mose sono fermi e il contenzioso tra Cvn e piccole aziende non è risolto - commenta Agiollo - sono sospese anche le questioni sulla salvaguardia della laguna. La situazione sta precipitando». «Lo sciopero è un segnale per dire che la situazione non è più tollerabile», prosegue Bizzotto. «Non è escluso che altre iniziative seguano, compreso un presidio nel giorno dello sciopero in prefettura o al provveditorato», aggiunge Bonatesta.

I sindacati restano convinti che la soluzione per il futuro possa arrivare solo dal ministero delle Infrastrutture. «Deve dirci se ritiene la legge dello Stato ancora valida e se intende attuarla, altrimenti deve spiegarlo ai 260 lavoratori coinvolti e ai 500 lavoratori dell'indotto. Questa è una battaglia per la città e per la laguna. Troppi mesi sono stati persi. Qualcuno sta rivendendo l'architettura dell'Autorità? C'è un ritardo per una revisione della struttura? Ce lo dicano. Il Cvn è in concordato da un mese, e i lavoratori sanno di essere in una situazione complessa. Se si volesse costituire un'Autorità più vicina al territorio, andrebbe bene, l'importante è se avvenga in tempi brevi», conclude Bonatesta. «I 538 milioni sono stati dati per il completamento dell'opera al provveditorato. Allora perché non si conclude? - Chiedono Agiollo e Bizzotto - Perché non si riparte con i lavori? Perché il commissario Spitz non ci ha risposto sul cronoprogramma, visto che è previsto lo scioglimento e la chiusura del Cvn? Ricordiamo che c'era anche la previsione di un centro di ricerca stabilito per decreto in laguna. E siamo costretti ad andare in sciopero per farci ascoltare».

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