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Cronaca

Processo Mose, depositate le motivazioni: "Mazzacurati credibile, Orsoni prese i soldi"

Le carte sono state presentate verso la mezzanotte tra mercoledì e giovedì. A "salvare" l'ex sindaco la data della presunta consegna del denaro, che ha fatto scattare la prescrizione

Sono state depositate verso la mezzanotte tra mercoledì e giovedì le motivazioni delle sentenze riguardanti il processo Mose, che ha riguardato il presunto giro di mazzette attorno alla costruzione della grande opera che dovrà difendere Venezia dalle acque alte. Serviranno alcuni giorni prima che le carte finiscano in mano agli avvocati difensori degli 8 imputati, oltre che alla Procura. Fatto sta che si tratterebbe di un "malloppo" da più di 800 pagine, che riassumerà i motivi per cui i giudici abbiano deciso di condannare per corruzione l'ex ministro alle Infrastrutture, Altero Matteoli, mancato di recente a causa di un incidente stradale, e assolvere (e prescrivere) l'ex sindaco del capoluogo lagunare, Giorgio Orsoni, imputato per finanziamento illecito ai partiti.

"Mazzacurati credibile"

La posizione che suscitava maggiore interesse era quella dell'ex primo cittadino lagunare, che nel 2014 finì in manette quando era ancora in carica per finanziamento illecito ai partiti. Una sua prima richiesta di patteggiamento venne respinta dal giudice, dopodiché si passò al dibattimento. Secondo i tre giudici che hanno firmato le motivazioni, il presidente Stefano Manduzio e i colleghi Fabio Moretti e Andrea Battistuzza, "le consegne di denaro ci furono", solo che nel frattempo è intervenuta la prescrizione. Lo riporta il Tgr Veneto. Si tratterebbe di soldi ricevuti in nero in tre tranche per la campagna elettorale della Amministrative del 2010: la prima dazione da centomila euro a fine gennaio, la seconda di pari importo a febbraio e la terza a marzo, di 50mila euro. I giudici scrivono che il reato c'è stato, ma è stato prescritto. E' arrivata la conferma anche dell'assoluzione di Orsoni per i finanziamenti "in bianco" della campagna elettorale, attraverso società satellite del Consorzio Venezia Nuova. Secondo l'accusa sarebbero state risorse derivanti da false fatture, ma i giudici l'hanno pensata diversamente.

Matteoli 

Al termine del processo l'ex ministro Matteoli venne condannato in primo grado assieme all'imprenditore Erasmo Cinque a 4 anni di reclusione: il collegio dei giudici lo ritenne colpevole di avere ricevuto in due occasioni dazioni di denaro per un importo complessivo di 550mila euro. Venne disposta anche la confisca per equivalente di 19.150.000 euro ("somma corrispondente al prezzo del reato accertato", è stato dichiarato dal giudice Manduzio).

Piva

Uscì illesa dal processo anche l'ex presidente del Magistrato alle acque, Maria Giovanna Piva, assolta "perché il fatto non sussiste" per la vicenda dell'affidamento dell'incarico di collaudatore dell'Ospedale dell'Angelo di Mestre e prescritta per le presunte mazzette ricevute da Mazzacurati. 

Gli altri 

L'architetto Daniele Turato venne invece assolto per la presunta corruzione per i lavori di restauro della villa dell'ex presidente della Regione, Giancarlo Galan. Condannati anche l'imprenditore Nicola Falconi (2 anni e 2 mesi, con confisca di 78mila euro, corruzione e finanziamento) e Corrado Crialese (1 anno e 10 mesi di reclusione con mille euro di multa, pena sospesa, per millantato credito). Uscì "pulita" dal processo l'ex europarlamentare Amalia Sartori, assolta per entrambi i capi d'imputazione. Come Orsoni era imputata per finanziamenti "in bianco" e "in nero". Per i primi il fatto non costituirebbe reato, per i secondi, "il fatto non sussiste".

L'esito in Appello del processo Mose

La Corte d'Appello, in data 12 luglio 2019, rivedendo parzialmente la sentenza di primo grado, ha dichiarato «non doversi procedere nei confronti di Nicola Falconi in ordine ai reati di cui ai capi 1 e 7, perché estinti per prescrizione»; inoltre, ha revocato la condanna al risarcimento dei danni e alle provvisionali riferite ai capi 12 e 13, mentre ha confermato ma ridotto le provvisionali riferite al capo 1 a favore delle parti civili, portandole a: 50 mila euro ciascuna a presidenza del Consiglio dei ministri, ministero delle Infrastrutture e Comune di Venezia; 25 mila euro alla Regione Veneto; 15 mila euro alla Città metropolitana di Venezia e 10 mila euro al Consorzio Venezia nuova.

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