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Cronaca Portogruaro

Caso Rizzetto: il padre chiede di riesumare la salma del figlio, il Tribunale lo nega

Il 23enne Marco venne investito nel 2014, travolto da un'auto che viaggiava a 100 all'ora. La responsabile ha patteggiato 21 mesi, ma i genitori vogliono fare chiarezza fino in fondo sulla vicenda

La scelta era stata dibattuta e sofferta, ma alla fine, pur di fare chiarezza su una tragedia ancora avvolta nel mistero, soprattutto sul punto chiave della morte sul colpo o meno, i genitori e il fratello di Marco Rizzetto hanno deciso di chiedere formalmente la riesumazione della salma per sottoporla a un esame specifico, una Tac total body. Speravano che il Tribunale di Pordenone avrebbe acconsentito, anche per riparare a una delle lacune delle indagini, il non aver disposto a suo tempo l'autopsia. E poi i familiari si sarebbero sobbarcati tutti i costi, senza chiedere nulla a nessuno. Invece dal palazzo di giustizia è arrivato un secco "no".

La vicenda

La vicenda che ha strappato ai suoi cari, a soli 23 anni, il giovane di Portogruaro è tristemente nota. La sera del 2 maggio 2014 Marco va a provare nelle ampie strade della zona industriale East Gate Park della vicina Fossalta la sua Ford Fiesta, che gli dà delle noie. Procede per la sua strada con diritto di precedenza, quando viene travolto a cento km all'ora da una Passat che manca lo stop. La guida R.T., 47enne di Ronchis (Udine): la conducente giustificherà la manovra scriteriata sostenendo di aver perso la testa perché abbagliata e inseguita da un’altra macchina, ma i Rizzetto aspettano ancora la verità su questa terza auto e chi la guidasse. L'investitrice, che se l'è cavata con la frattura di una caviglia, dà l’allarme solo 30-45 minuti dopo il sinistro, avvenuto tra le 21.30 e 21.45, chiamando però non il 118, come sarebbe stato logico, ma il suo medico di base. La quale, a sua volta, giunta per prima sul posto, chiama solo a distanza verso la vettura del giovane, senza vederlo né visitarlo. Il risultato di questa serie di ritardi e omissioni è che, quando un’ora e mezza dopo lo schianto arriverà l’ambulanza, il medico del 118 può solo constatare il decesso. La Tabino per l'omicidio colposo ha patteggiato 21 mesi, condanna comminatale per la grave condotta tenuta durante e dopo il sinistro.

La richiesta di riesumare il corpo

ll papà di Marco, Giorgio Rizzetto, tramite il proprio penalista, Avv. Matteo Liut, ha denunciato i tre protagonisti della vicenda per omissione di soccorso, ma il Pm della Procura di Pordenone, Monica Carraturo, ha sempre chiesto l'archiviazione sulla base della presunzione che il ragazzo sarebbe morto sul colpo, il che, per quanto la giurisprudenza al riguardo sia dibattuta e discutibile, farebbe venire meno il reato: presunzione perché non è mai stata effettuata l'autopsia e su questo punto non c'è assoluta certezza. Di fronte a quest'incertezza i familiari di Marco hanno così deciso di presentare, il 6 dicembre 2017, la sofferta richiesta di riesumare il corpo del proprio caro, per stabilire una volta per tutte, attraverso questa Tac specifica, l'immediatezza o meno della morte di Marco: un esame suggerito a suo tempo dallo stesso medico legale che la Procura pordenonese aveva incaricato per cercare di stabilire se il decesso fosse stato istantaneo o meno, ma che con la sola documentazione medica non è riuscito a dare una risposta certa.

Il giudice: "La Tac Total Body non appare utile"

Secondo il giudice del Tribunale di Pordenone che ha deliberato sull'istanza, tuttavia, "lo strumento investigativo non appare utile". Per il giudice, la Tac Total Body, "se dall'esame riguardante il sistema scheletrico appurasse la presenza di lesioni indicative di uno sfacelo traumatico della struttura cranio-cervicale, comproverebbe senza dubbio l'ipotesi della morte istantanea, ma se non venissero appurate tali lesioni, qualsiasi conclusione sull'epoca di morte resterebbe frutto di mero soggettivo parere". Di qui il rigetto.

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