"L'arte del fare" al padiglione veneziano della Biennale, dove l'organizzazione torna ad occuparsi direttamente del "padiglione di casa" in occasione della 56esima esposizione internazionale d'arte. Lo ha riferito il presidente della Biennale, Paolo Baratta, spiegando che la gestione torna autonoma dopo alcuni anni di "cessione" al Comune di Venezia.

Martedì è quindi stata presentata una "riflessione che sta diventando progetto", secondo le parole dello stesso presidente. Si partirà con la mostra-ricerca "Guardando avanti. L'evoluzione dell'arte del fare. 9 storie dal Veneto: digitale - non solo digitale", curata da Aldo Cibic. Baratta ha parlato delle interconnessioni tra tecnologia e mondo dell'arte. In particolare, ha specificato, la tecnologia digitale sta da anni interferendo diventando in alcuni casi troppo protagonista. Un'istituzione culturale non può non occuparsi di un fenomeno di tale portata: per questo la Biennale ha riaperto il capitolo delle arti applicate, volendo affrontare il problema che deriva dalla presenza del progresso e delle tecnologie, quelle digitali in particolare.

La domanda che scaturisce da questa analisi è: il progresso digitale e delle tecnologie porta a una banalizzazione-semplificazione o a una spettacolarizzazione, oppure sollecita in modo nuovo il desiderio di dar forma alle idee, ciò che sta alla base della realizzazione delle opere d'arte? Di questo tema complesso si occupa la Biennale, assieme ad altre istituzioni ma anche al mondo della produzione e dell'industria. Il primo passo nel progetto verrà dunque compiuto con un'esplorazione delle realtà del Veneto. Ma Baratta ha annunciato, per ottobre, un convegno sulle arti applicate in collaborazione con il Victoria Albert Museum di Londra, per stabilire collegamenti che portino ad operare a livello internazionale.