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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Il Veneto alza a 1.800 il numero massimo di assistiti per i medici di base

È stabilito da una nuova delibera regionale "emergenziale", che prevede un'indennità ulteriore per chi accetterà più pazienti

Ai medici di base veneti sarà data la possibilità, in via temporanea e volontaria, di aumentare da 1.500 a 1.800 il numero dei propri assistiti in cambio di una indennità economica ulteriore da parte della Regione. Lo prevede una delibera approvata oggi dalla giunta regionale e annunciata dal presidente Luca Zaia assieme all'assessore Manuela Lanzarin. «È un provvedimento che cerca di andare incontro ai problemi registrati nelle medicine di base - ha spiegato Lanzarin - Abbiamo più di 500 zone carenti, ovvero zone in cui manca un medico di famiglia: molti sono andati in pensione, altri sono impegnati con le Usca, le unità speciali di continuità assistenziale. Questo sta succedendo in tutte le province venete».

Si tratta, quindi, di un provvedimento emergenziale in attesa che si concludano i percorsi di specializzazione attualmente in corso: «Per il 2023 - ha detto Lanzarin - usciranno 400 nuovi medici di base», mentre al momento «ce ne sono 600 in graduatoria». Ai medici che accetteranno di aumentare i pazienti verrà riconosciuta un'indennità per l'assistente amministrativo di studio fino a 2 euro per assistito, che si sommano ai 3,50 per paziente già previsti. La misura è già stata applicata in alcune aziende Ulss. Un'altra decisione riguarda i medici di continuità assistenziale (le guardie mediche), la cui tariffa è stata parificata a quelli delle Usca, da 23 a 40 euro all'ora. Per queste misure la Regione ha stanziato fino a 52 milioni di euro per l'anno in corso.

Il problema è strutturale: «La programmazione nazionale va indubbiamente rivista, ma anche quella regionale è stata sbagliata se è vero che il Veneto è al primo posto in Italia per zone carenti (dati Fnomceo) e al terzo posto nel rapporto numero di assistiti/medico di base (dati ministero della Salute relativi al 2019)», dicono la vicepresidente della V Commissione Anna Maria Bigon insieme al capogruppo del PD Veneto Giacomo Possamai e ai consiglieri Vanessa Camani, Jonatan Montanariello, Andrea Zanoni e Francesca Zottis. «Aumentare il numero di pazienti, seppur in via temporanea e su base volontaria, non può essere l’unica soluzione. Già oggi denunciano carichi di lavoro insostenibili, senza ulteriori misure rischiamo di peggiorare anche il servizio. Crediamo - concludono - che sia opportuno aprire una contrattazione con i sindacati dei medici di medicina generale affinché tutti coloro in graduatoria siano messi in condizione di accettare la destinazione. Inoltre è prioritario investire sul personale amministrativo e infermieristico negli ambulatori, in modo da aiutare i medici a fronteggiare le richieste dei pazienti».

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