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Cronaca

La "nuova" mala del Brenta: droga, estorsioni e la voglia di tornare ai fasti del passato

Vecchi componenti della costola dei "mestrini" avevano intrecciato rapporti con nuove leve, in particolare Loris Trabujo. Il piano era riprendere il controllo del racket dei trasporti turistici a Venezia

La "nuova" mala del Brenta è un'organizzazione relativamente debole, caratterizzata da scarsa forza intimidatoria e un desiderio quasi romantico di tornare ai fasti del passato, quello della grande banda capeggiata da Felice Maniero. Ciò non toglie che, anche di recente, il gruppo residuo, rinforzato con nuovi acquisti, abbia saputo mostrarsi pericoloso e, in alcuni casi, capace di portare a termine azioni violente e proficue.

In particolare il gruppo dei cosiddetti "mestrini", come appurato dalle indagini del Ros culminate nei 39 arresti di ieri, avrebbe tentato di riprendere il controllo sul racket dei trasporti turistici a Venezia con rapine, minacce ed estorsioni. Ai vertici c'erano gli storici Gilberto Boatto (detto Lolli, 80 anni, uno dei vecchi "luogotenenti" di Maniero) e Paolo Pattarello, anelli di congiunzione con la vecchia mala del Brenta, che hanno trovato in Loris Trabujo (veneziano di 52 anni) un nuovo e prezioso complice già attivo nel settore con una sua società di taxi acquei. I ruoli operativi e violenti vengono affidati a nuovi affiliati quali Marco Padovani, Festim Shemellari, Daniele Corradini e Gianfranco Sedda.

Rapine

Uno degli episodi più remunerativi è quello della rapina ai danni di S.F., avvenuta al parcheggio del Tronchetto il 23 aprile 2019: Trabujo e i complici Shemellari e Corradini intercettano la vittima dopo che ha ricevuto un pagamento di 550 mila euro in contanti per la vendita (in nero) di una licenza di noleggio con conducente per trasporto acqueo. Lo colpiscono alla testa e gli prendono il trolley pieno di soldi, poi scappano.

Altre rapine non vanno altrettanto bene. Nel giugno del 2018 prendono di mira un'abitazione di Piove di Sacco in cui sanno essere conservati molti contanti perché il proprietario è titolare di una sala giochi. Dopo una serie di sopralluoghi entrano in azione, uno di loro travestito da carabiniere. La vittima però capisce l'inganno e fa scattare l'allarme, facendo saltare il colpo. Poche settimane dopo riescono a mettere a segno una  rapina in un supermercato Despar di Padova, minacciando la cassiera e riuscendo a portare via un bottino di quasi 6 mila euro.

Pizzo sui trasporti

L'organizzazione era riuscita a imporre un pizzo su almeno due trasportatori che già in passato erano stati vittime del sistema estorsivo: al Tronchetto riescono a farsi consegnare da Otello Novello (detto Cocco cinese) cifre che vanno da 3mila euro al mese in su, quote minori da un altro operatore attivo a San Giuliano. Non vanno altrettanto bene i tentativi di acquisire nuovi pagatori: una spedizione a casa di un imprenditore, titolare di una società di trasporto turisti di Punta Sabbioni, finisce in un nulla di fatto e l'imprenditore va a denunciare l'episodio ai carabinieri. È l'estate del 2018. Trabujo ipotizza anche di "colpire" Alilaguna mettendo sotto pressione uno dei dirigenti, ma alla fine l'idea non si concretizza. In un altro momento, nel luglio 2020, cercano di incendiare un chiosco di vendita biglietti a Cavallino.

Droga e armi

«La nuova organizzazione ricalca i modelli del passato ma ha minore forza pervasiva, è indebolita - scrive il giudice Barbara Lancieri nell'ordinanza di custodia cautelare - nella capacità di dare esecuzione alle sanzioni contro chi sgarra, hanno dimostrato di non avere più la forza e la determinazione del passato». Restano comunque i guadagni derivanti dal traffico di cocaina, business che ha sempre il suo mercato.  «Il gruppo - si legge nell'ordinanza - in pochi anni si è strutturato come organizzazione stabile, capace di contare su una rete di rifornimenti di droga».

Secondo il procuratore Bruno Cherchi gli arrestati «sono un po' invecchiati, è vero, ma è vero anche che sono sempre molto pericolosi, con una grande capacità di aggregazione, e una volta usciti dal carcere, di riprendere i rapporti, soprattutto di spaccio e di approvvigionamento di sostanza stupefacente dai paesi sudamericani, e l'attività delittuosa nei confronti dell'ambiente veneziano. Il dato vero - ha sottolineato - è che sono state sequestrate diverse armi, anche da guerra, anche kalashnikov, che hanno dimostrato un'effettiva pericolosità del gruppo. Nell'ambito della presenza ormai accertata in Veneto delle società criminali classiche, come 'ndrangheta, camorra e anche estere, in gran parte dedite allo spaccio, c'è un'attività collaterale svolta da questa associazione, ma non in coordinamento: ognuno - ha concluso - ha trovato un proprio spazio, soprattutto nel commercio di sostanza stupefacente, che sta diventando la prima fonte di guadagno».

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