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Cronaca

Ordinati due diaconi e due frati a Venezia

La cerimonia si è tenuta sabato mattina, officiata dal patriarca Moraglia

Sabato mattina, il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, ha ordinato due seminaristi e due frati cappuccini. Si tratta rispettivamente di Lorenzo Manzoni e Matteo Gabrieli del Patriarcato, e dei frati Fabio Burla e Luca Savoldelli dei frati Minori Cappuccini.

I seminaristi veneziani

Matteo Gabrieli ha 34 anni, è nato a Padova da famiglia veneziana e fino ai 10 anni ha vissuto a Scorzèm prima di trasferirsi alla Giudecca dove ha abitato per una decina d’anni; da seminarista è stato uno di quelli che ha girato di più la Diocesi, facendo esperienza in tante realtà. Ha prestato servizio al Lido di Venezia (S. Ignazio, Malamocco e comunità pastorale) e poi è passato nelle parrocchie veneziane di S. Nicolò dei Mendicoli e dell’Angelo Raffaele, a Dorsoduro. Ma è stato anche a Caorle, Jesolo Lido, Gambarare, Mira e da pochi giorni a S. Pietro di Favaro.

Lorenzo Manzoni è nato a Padova 26 anni fa e lì ha vissuto per i primi otto anni finché la sua famiglia, veneziana d’origine, non è tornata in Diocesi e si è stabilita nella parrocchia mestrina di S. Maria di Lourdes. Da ragazzo è stato molto attivo sia a scuola, impegnato nella rappresentanza degli studenti al liceo classico Franchetti, sia negli scout laici (Cngei); ha quindi conosciuto e frequentato le proposte diocesane di orientamento vocazionale ed è entrato in Seminario, raggiunto il diploma, a 19 anni. Da seminarista è stato per un breve periodo nella sua parrocchia d’origine, poi a S. Maria Ausiliatrice (Gazzera) e per un’estate a S. Stefano di Caorle; per due anni è rimasto in seminario a seguire le esperienze di pastorale vocazionale, è passato quindi a S. Maria Elisabetta del Lido e infine, da poco, è stato assegnato alla parrocchia di S. Giovanni Battista di Jesolo.

I frati cappuccini

Fra Luca Savoldelli viene dalla provincia di Bergamo, classe 1990. «Non ho avuto il coraggio di dire subito ai miei che sarei entrato in convento. Lo hanno saputo solo due mesi prima. Dall’età di 16 anni lavoravo come metalmeccanico, poi ho completato gli studi alle serali come dirigente di comunità». Fra Fabio Burla è invece del 1983 e viene da Verona: «Mi sento bene, contento di essere chiamato al sacerdozio. Mi rendo conto che è un dono e che di mio non c’è proprio niente. Sono diventato cappuccino perché attratto dalla vita di san Francesco: una vita di povertà, umiltà e preghiera».

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