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Cronaca

Colloqui agli insegnanti, i sindacati: "Metodi da azienda". L'assessore: "Procedura legittima"

A Venezia l'assessore Romor, secondo i lavoratori, starebbe operando ingerenze indebite nella selezione degli addetti ai servizi educativi. Lui replica: "Nessuna pressione"

Colloqui individuali che somigliano troppo a quelli che farebbe un'azienda privata. Solo che qui si parla di dipendenti pubblici, lavoratori inseriti nelle graduatorie che, dopo l’approvazione del decreto legge enti locali, potranno essere assunti a tempo indeterminato al Comune di Venezia in qualità di addetti ai servizi educativi. E la cosa non va giù a Cgil Fp, secondo cui l'assessore alle Risorse umane Paolo Romor starebbe procedendo con alcuni colloqui poiuttosto discutibili.

"Parrebbe che alle lavoratrici in graduatoria siano fatte indebite pressioni - attacca il sindacato - rispetto a una non meglio precisata disponibilità oraria aggiuntiva, allo spostamento imprecisato di sede o alla scelta di ritirare eventuali contenziosi nei confronti dell’amministrazione una volta assunte". "Ancora una volta, come già successo con i lavoratori precari che sono stati sottoposti ad una pseudo schedatura nella quale si chiedeva dove portassero i figli a scuola, l’amministrazione comunale continua con i metodi da agenzia di collocamento invece di comportarsi come un ente pubblico e ottemperare alle disposizioni di legge".

Non tarda ad arrivare la relica dell'assessore, secondo cui si tratta di una procedura perfettamente legittima: "L'amministrazione comunale sta valutando possibili opzioni fra di loro alternative, fra cui l'assunzione di personale a tempo indeterminato nei servizi di nido e scuole dell'infanzia, sulla base di quanto consentito dalla recente conversione in legge del decreto 113 del 2016, con riferimento all'articolo 17. Per avere un quadro più approfondito della situazione, sono stati programmati dei colloqui a carattere esplorativo con il personale utilmente collocato nelle graduatorie del 2014, nel corso dei quali non si fanno in alcun modo pressioni per ottenere la rinuncia a diritti dei lavoratori e/o a cause pendenti, ma si chiede, anche quale gesto di attenzione nei confronti delle aspirazioni individuali, la conferma dell'interesse e della motivazione personale ad assumere stabilmente un compito delicato, quale quello di educatore e docente nei servizi all'infanzia, che richiede disponibilità e flessibilità".

Secondo Cgil, invece, la norma prevede che le lavoratrici abbiano già sostenuto un concorso pubblico e che quindi "vada esclusivamente applicata la scelta di scorrere la graduatoria senza ulteriori colloqui selettivi, fatti per giunta dall’organismo politico che dovrebbe stare il più lontano possibile dalla selezione del personale che nulla hanno a che vedere con il potere politico. Selezioni in cui è la politica a decidere le possono fare nelle aziende del sindaco non certo in un ente pubblico".

Commentano i tre segretari Daniele Giordano (Cgil), Mario Ragno (Uil), Carlo Alzetta (Cisl): "Non possiamo che giudicare come gravissimi i fatti che stanno accadendo e, come parrebbe, l’ingerenza indebita della politica nella selezione del personale. Non vorremmo che a qualche lavoratrice fosse stata chiesta la fede in cui credono, l’appartenenza politica, la tessera di partito o il proprio giudizio sul sindaco come criterio per essere assunte.
Atteggiamenti che, per l’inusualità di colloqui fatti dalla parte politica, non possono che apparire vessatori e minacciosi a personale precario che in tutti questi anni ha garantito i servizi con dedizione e professionalità e che oggi viene ulteriormente umiliato da colloqui selettivi che sanno più di tribunale dell’inquisizione che di ente pubblico imparziale".

"Queste lavoratrici hanno già sostenuto un concorso pubblico - rincara Nicola Pellicani, consigliere di opposizione in Consiglio comunale, commentando la denuncia dei sindacati - Il Comune deve limitarsi a scorrere la graduatoria senza ulteriori colloqui selettivi, svolti tra l'altro da un rappresentante della Giunta, perciò un politico che dovrebbe stare alla larga dalla selezione del personale. Nei giorni scorsi, all'indomani dell'approvazione del decreto enti locali al Senato, la Giunta in modo surreale aveva addirittura imputato ai parlamentari del PD di non aver fatto abbastanza per eliminare le sanzioni derivanti dallo sforamento del patto di stabilità. Non solo è vero l'esatto contrario, ma ogni giorno di più l'amministrazione Brugnaro conferma di non aver alcun interesse a difendere il salario accessorio dei dipendenti del Comune e soprattutto di non voler procedere all'assunzione del personale educativo ed insegnante, limitandosi ad applicare le normative vigenti. Ma il prossimo banco di prova riguarderà l'assunzione dei precari ai quali scade il contratto alla fine dell'anno. L'unica possibilità per regolarizzare persone che lavorano per questa amministrazione, in alcuni casi anche da un decennio, è bandire un concorso a partire da gennaio, ma se il sindaco non sta dimostrando alcun interesse".

Duro anche il sindacato Diccap: "A che titolo? Con quale scopo? - si chiedono i rappresentanti dei lavoratori - I concorsi pubblici a cosa servono, se poi si passa a colloquio dall'assessore di turno? Il Comune di Venezia sta facendo tutto quanto non deve fare, e viceversa non sta attuandole procedure previste: il piano di deprecarizzazione. Nessuna giustificazione per un Comune che fa finta di non sentire e non vedere la situazione di decine di lavoratori tenuti sul filo per anni, senza una continuità e certezza lavorativa, che rischiano tra pochi mesi di trovarsi al collocamento". "Nessun avallo a gestioni di comodo e irrispettose delle pari opportunità e della dignità dei lavoratori precari tutti, che vanno tutti tutelati, senza corsie preferenziali o applicazioni normative di convenienza".

Dello stesso tenore anche il commento di Michele Mognato, parlamentare veneziano del Pd, secondo cui questo metodo "non va considerato semplicemente come un approccio tipico di chi ha un'azienda privata, perché la presenza dell'assessore alla selezione del personale fa pensare al peggio della politica". Per Mognato sembra che il sindaco "sia "infastidito da quanto ottenuto in Parlamento. Forse il suo vero obbiettivo era, e lo è ancora, di esternalizzare il servizio di asili nido, abbassandone la qualità per i bambini, i cittadini, le famiglie e magari per favorire altri soggetti. Non si perda ulteriore tempo e si proceda al più presto alle assunzioni per garantire a settembre la piena ripresa del servizio".

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