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Cronaca

Un nuovo approccio al controllo del territorio per interventi più rapidi e omogenei

Dopo 17 anni cambia il piano coordinato di controllo del territorio utilizzato da polizia e carabinieri. Ottimi risultati nei primi 45 giorni per la questura: più controlli e delinquenti individuati

I primi 45 giorni di sperimentazione, cominciata ad inizio maggio, parlano di un numero di controlli pressoché raddoppiato, una diminuzione dei delitti e una percentuale maggiore di individuazione di criminali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Gli effetti, per ora positivi, del nuovo piano coordinato di controllo del territorio sono stati presentati questa mattina a Marghera, nella sede della questura di via Nicolodi, alla presenza del dirigente dell'ufficio di prevenzione generale della Questura Enrico Aragona, del questore Maurizio Masciopinto e dei 30 nuovi allievi agenti neo-assegnati alla questura di Venezia.

Il piano cambia le carte in tavola rispetto al passato e va a modificare in modo sostanziale l'approccio precedente di controllo del territorio, datato 2003. Dopo 17 anni, quindi, la terraferma veneziana sarà monitorata dalla polizia e dai militari dell'Arma in maniera differente: se fino a qualche settimana fa il territorio era diviso in spicchi, - e quindi in porzioni con un lato lungo e uno corto e tempi di intervento differenti a seconda delle aree - la sperimentazione prevede una suddivisione per aree omogenee poligonali, che ad oggi sembrano garantire un miglior controllo dell'entroterra veneziano. Il nuovo piano non include la città storica, per la quale permane una suddivisione in due macroaree a nord e sud del Canal Grande.

I risultati della sperimentazione

La suddivisione delle aree è il frutto di un'analisi storica dei reati nelle varie zone della città, dei mutamenti storici e sociali che si sono succeduti negli ultimi (quasi) 20 anni. Si è provveduto quindi a creare un'omogeneità nel territorio, per garantire interventi più rapidi in ogni parte della città. Come sottolineato da Aragona, i controlli della polizia dall'1 maggio al 15 giugno della polizia sono stati 3705, a fronte dei 1860 dello scorso anno (e quindi quasi raddoppiati); sono state controllate 5153 persone a fronte delle 3196 del 2019 e 1584 veicoli (763 lo scorso anno). Sono diminuiti i delitti, 559 negli ultimi 45 giorni rispetto agli 878 di 12 mesi fa, ma con un dato significativo per quanto riguarda gli "autori": se i delinquenti noti l'anno scorso erano 222, e quindi un quarto del totale, oggi sono 203, ossia quasi la metà.

Sono aumentati anche i denunciati, 346 contro 284, mentre l'unico dato in controtendenza è quello che riguarda gli arresti, 30 a fronte dei 52 dello scorso anno. «In questo caso, - ha spiegato Aragona - dipende dall'emergenza sanitaria che ha imposto di non sovraffollare le carceri, usando laddove possibile  delle misure cautelari alternative. Ultimo dato significativo è quello che riguarda i controlli delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà (arresti domiciliari, libertà vigilata, ecc.): sono stati 569 negli ultimi 45 giorni, per una media di 13 al giorno. «Intensificare i controlli ai soggetti sottoposti a misure cautelari, - ha concluso Aragona - ci permette di controllare chi è solito delinquere e ridurre il numero di reati.

Sinergia tra forze dell'ordine

«Abbiamo cambiato l'approccio del controllo sul territorio, - ha spiegato Masciopinto - passando da una suddivisione a spicchi a quella in insiemi omogenei, basandoci sullo storico degli interventi per area e sui cambiamenti sociali e storici degli ultimi anni. Il piano è coordinato, riguarda quindi polizia e carabinieri, per questo ci tengo a ringraziare il comandante provinciale dell'Arma Mosè De Luchi e il prefetto Vittorio Zappalorto disponibili a collaborare nella sinergia delle forze dell'ordine».

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