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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Omelia pasquale del patriarca: "Risurrezione è vera realtà"

"A tutti auguro - ha concluso Moraglia - la gioia di una Pasqua vera, fondata nell'intelligenza della fede e nell'amore di un cuore veramente cristiano, una gioia che solo l'incontro col Risorto può donare"

La fede cristiana nasce proprio il giorno di Pasqua e si presenta, esattamente, come fede nel Signore Gesù vincitore della morte. A Pasqua accade che la "vera realtà", quella della risurrezione, si fa strada nella nostra storia di uomini. Così - a Pasqua - il tempo, il cosmo, la stessa materia, gli eventi piccoli e quotidiani come i grandi avvenimenti della storia, assumono un significato nuovo". E' uno dei passi dell'omelia del Patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, che oggi ha officiato la messa pasquale in basilica di San Marco. "A Pasqua, infatti, con la risurrezione di Cristo - ha ricordato Moraglia - siamo trasportati al centro della realtà, nel cuore del reale, ove si dà la verità ultima delle cose". "La risurrezione - ha detto ancora - è la vera dirompente novità della storia perché, proprio con la risurrezione, un frammento di umanità - l'uomo concreto, Gesù di Nazareth - ha raggiunto la sua ultima dimensione, la sua definitività. Si tratta di una novità unica, mai accaduta prima, mai prima sperimentata". "Quando siamo messi di fronte all'annuncio della risurrezione - il cuore del Vangelo - dobbiamo compiere una sorta di rivoluzione copernicana. La realtà ultima non è quella che cade immediatamente sotto i nostri cinque sensi; la realtà ultima - ha detto il patriarca in un altro passo dell'omelia - è il Risorto, e non noi nella nostra storia ancora mutevole, incerta, caduca; è Lui la vera realtà, il primogenito di una moltitudine di fratelli".

"La fede nel Signore risorto - ha sottolineato Moraglia - è la questione decisiva e proprio su tale questione - come ricorda l'apostolo Paolo - tutto il cristianesimo sta o cade: 'se Cristo non e' risorto, vuota è allora la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uominì. Si comprende, quindi, come per la risurrezione non sia possibile fare alcuno sconto. Colui che crede nell'evento della risurrezione come un fatto obiettivo - che ha reale rapporto con la carne e il sangue - e non come una diceria, una creduloneria (una sorta di oroscopo cristiano!) o una vuota idea, allora per questi il rapporto con le realtà penultime, in cui vive, non può non cambiare". "Si tratta - ha spiegato - di 'ri-tarare', secondo parametri del tutto differenti, la logica del nostro vivere attuale".

A tutti auguro - ha concluso - la gioia di una Pasqua vera, fondata nell'intelligenza della fede e nell'amore di un cuore veramente cristiano, una gioia che solo l'incontro col Risorto può donare! E' una gioia che rimane, una gioia che va oltre le brevi felicità del mondo e che non viene meno quando queste, prima o poi, si sgretolano, per gli anni che passano, per le malattie che non riusciamo a debellare o per le delusioni degli uomini che ci feriscono. E' la gioia fondata in Colui che ha vinto il mondo, le sue contraddizioni, le sue ingiustizie e il suo peccato. La Pasqua va colta nel suo rapporto profondo con una situazione umana che non può nascondersi il suo destino di insufficienza radicale. Il Risorto non è un di più: è la nostra possibilità di essere uomini, di essere cristiani. A tutti auguro di incontrare nella preghiera, nella carità e nell'amicizia il Signore Risorto".
(ANSA)

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