Omicidio suicidio di Asiago, il ricordo dei vicini: «Una famiglia chiusa in se stessa»
Le testimonianze dei residenti di via Dante a Mirano, sconvolti per il tragico epilogo
«Hanno sempre abitato qui, li conoscevo da tanti anni. Erano una famiglia strana, completamente chiusa in se stessa». I vicini di casa di Ubaldina, Italo e Silvia Marzaro pur non conoscendoli a fondo sapevano che erano persone particolari, un po' fuori dagli schemi. Ieri pomeriggio, quando hanno appreso la notizia, si sono ritrovati sul marciapiede lungo via Dante, a Mirano. Chiacchieravano, volevano saperne di più sulla tragedia, si confrontavano. Dopo le 18 il viavai era continuo, anche se la famiglia Marzaro non vive più lì da circa un anno.
«Circa a febbraio, marzo hanno venduto tutto e si sono trasferiti ad Asiago - racconta un vicino -. Tra noi non c'erano grandi rapporti, ma loro non ne avevano quasi con nessuno». Italo aveva lavorato come intermediario nel settore immobiliare prima di andare in pensione. Aveva quattro fratelli: una di loro era una maestra alle scuole elementari e altri due avevano una macelleria in via Miranese, a poche decine di metri di distanza. La figlia Silvia, invece, «era una ragazza chiusa - raccontano i vicini -. Un po' strana, come se avesse tanta rabbia dentro». La figlia, in passato, sembra che avesse vissuto anche delle situazioni di stress a livello psicologico.
Italo, la moglie Ubaldina e la figlia Silvia vivevano al piano superiore di una bifamiliare che da quando se ne sono andati è rimasto chiuso. Persone riservate, che «non avevano mai ospiti al di fuori di qualche parente, non frequentavano la parrocchia né associazioni e non andavano mai in ferie - aggiunge Giorgio, il vicino -. Li avevo sentiti litigare a volte, ma come accade in tutte le famiglie. La moglie di Italo era tranquilla, con lui invece avevo avuto qualche problema perchè mi aveva aggredito».