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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Bissuola / Via Amerigo Vespucci

Oltre alla collana spariti altri ori da casa Pamio, patto Busetto-Milly per spartirsi il bottino?

Gli inquirenti sarebbero riusciti a individuare il compro oro in cui la Lazzarini depositò i "suoi" preziosi. L'ipotesi è che la collana trovata in casa Busetto fosse solo parte della refurtiva

Gli inquirenti sono convinti che ci fosse un "patto" tra Monica Busetto e Susanna Lazzarini. Un patto che avrebbe poi indotto l'una a nascondere il coinvolgimento dell'altra in fasi diverse delle indagini. Questioni di soldi. L'ipotesi è che prima del delitto si fossero messe d'accordo per spartirsi il "bottino", di cui la collanina ritrovata nell'abitazione dell'inserviente del Fatebenefratelli sarebbe solo una parte. Sono spariti altri preziosi dall'abitazione: gli anelli che indossava l'anziana e altri gioielli dai cassetti, aperti per inscenare una rapina. E proprio seguendo questa pista gli investigatori sarebbero riusciti a individuare il "compro oro" in cui Susanna Lazzarini, dopo l'omicidio dell'87enne Lida Taffi Pamio nel suo appartamento di via Vespucci a Mestre il 20 dicembre 2012, sarebbe andata per monetizzare i gioielli rubati. Un pomeriggio in cui la donna, per giustificare i graffi sul volto, simulò una rapina. 

L'ipotesi della procura è che la 52enne e l'inserviente del Fatebenefratelli, Monica Busetto, si conoscessero già prima del delitto (a differenza di quanto dichiarato dalla seconda) e che avessero deciso di spartirsi gli "utili". Perché non è sparita solo la collana d'oro che la vittima aveva al collo, strappata di netto durante l'omicidio. Quest'ultima è stata trovata nel portagioie dell'abitazione di Monica Busetto. O meglio, a ricollegare quel gioiello al delitto è una piccolissima traccia di Dna di Lida Taffi Pamio, indizio che gli avvocati difensori della Busetto hanno sempre considerato privo di "peso" perché emerso dopo una prima analisi che non aveva rilevato nulla. "Quella collana è mia", ha sempre dichiarato l'imputata, non creduta in primo grado dal giudice, che aveva condannato la dirimpettaia della vittima a 24 anni di reclusione, anche sulla base dell'impronta di una ciabatta insanguinata e sull'assenza di tracce di sangue sulle scale.

Potrebbe essere stata la pista dei "compro oro" a indurre Susanna Lazzarini nel mese di luglio a cambiare la propria versione dei fatti di fronte ai magistrati, spiegando, a differenza del passato, che nell'appartamento del delitto c'erano tutte e due. Durante un colloquio disse che era stata lei a "constringere" l'altra a partecipare al delitto, in un altro le parti si sarebbero rovesciate. La "molla" che l'avrebbe comunque spinta a compiere il delitto sarebbe stata la stessa del secondo omicidio per il quale "Milly" è in carcere (l'uccisione dell'anziana Francesca Vianello nel suo appartamento di corso del Popolo): i soldi. I due fatti di sangue sono avvenuti sotto le feste natalizie. E, perlomeno per quanto riguarda il secondo, "Milly" aveva bisogno di denaro per acquistare dei regali. Le similitudini tra i due omicidi non si fermerebbero qui. 

I nuovi elementi in mano alla Procura sono inseriti in cinque faldoni che raccolgono i risultati delle indagini supplementari sull'omicidio, da pochi giorni consegnati in Corte d'Appello. Il 14 ottobre ci sarà la prima udienza del processo d'appello che vede imputata Monica Busetto per l'omicidio, dopo la sua scarcerazione degli scorsi mesi. Un'udienza che con ogni probabilità sarà interlocutoria, ma poi le parti inizieranno a giocare a carte scoperte. "Vedremo le decisioni della Corte d'Assise d'appello - ha commentato l'avvocato, Stefano Doglioni - noi continuiamo a sostenere l'assoluta innocenza della nostra assistita, che mai ha conosciuto la signora Lazzarini prima della comune presenza in carcere. Le sue dichiarazioni sono contraddittorie, durante estenuanti interrogatori fiume". 

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