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Cronaca Mira / Via Fossa Donne

Omicidio-tentato suicidio a Mira: "Erano molto legati, ma lui depresso. Perse 3 figli"

Il ritratto di Gianfranco Pavan, che sabato ha ucciso Emilia Casarin nella campagna di Mira. Poi ha rivolto la pistola verso di sé. "Mai avremmo pensato a una conclusione così"

Una tragedia che lascia senza parole chi conosceva i protagonisti della vicenda, scaturita dallo sconforto di un uomo che si è lasciato sopraffare dalle difficoltà della vita. "Manifestava una forma di depressione. Voleva il rinnovo della patente, non vedeva progressi nella sua cura", ha raccontato il nipote Fiorenzo sul luogo del delitto. Sconvolto per l'accaduto. Nessun tentativo di alleviare le sofferenze di Gianfranco Pavan purtroppo ha avuto successo. Sabato mattina il gesto estremo nella casa in cui viveva, in via Fossa Donne a Mira: ha sparato alla convivente, Emilia Casarin, 66 anni, uccidendola. Poi ha telefonato al cugino per spiegare ciò che aveva fatto. Pochi minuti dopo ha sentito l'auto in arrivo e ha rivolto l'arma contro di sé, esplodendo un colpo che l'ha lasciato in fin di vita. Ora è ricoverato in condizioni gravissime.

TELEFONATA DOPO IL DELITTO: "L'HO UCCISA"

PRIMA SPARA ALLA COMPAGNA, POI RIVOLGE L'ARMA CONTRO DI SE'

IL NIPOTE: "NEGLI ULTIMI GIORNI ERA DEPRESSO" - VIDEO

Omicidio-suicidio in via Fossadonne a Mira

Pavan è afflitto da un brutto male. "Era turbato, si era buttato giù per una serie di motivi - racconta il nipote, Fiorenzo Zichele - L'ultimo era la macchina della compagna che non partiva. Aveva troppi impegni, aveva accumulato una depressione". Pavan e la Casarin vivevano insieme da decenni. "Il loro rapporto era ottimo - continua il nipote - Lui ripeteva che lei non ce la faceva, che aveva troppo da fare". Pavan si occupava anche dei terreni circostanti fino a un anno fa, quando scoprì di essere afflitto dal male. Poi le cose si erano fatte più difficili, l'uomo ultimamente era costretto a muoversi con l'aiuto delle stampelle.

Nel suo passato altre tragedie: "Nella vita ha pagato la perdita di tre figli - spiega Fiorenzo - Sono morti uno dietro l'altro. Abitava qui da parecchi anni. Si era separato dalla prima moglie, ha sopportato i lutti e si è isolato qui, dove abitava senza troppe pretese. Viveva con la sua modesta pensione. In passato aveva lavorato all'estero, in Libia, anche per importanti società. Ultimamente ci siamo alternati negli impegni, dove non riusciva lui mi chiamava e mi chiedeva aiuto. L'ho seguito per le sue necessità. Non avrei mai pensato a una conclusione del genere".

I vicini conoscono bene la coppia. "Spesso ci davamo una mano, da buoni vicini - dichiara una signora che abita poco distante - Sono stata a casa loro proprio ieri. Lui sembrava normale, forse solo un po' più nervoso del solito. Tanto che aveva difficoltà a prendere le pastiglie. Loro due vivevano insieme da 40 anni". Una coppia molto conosciuta in zona, specie Emilia, la quale ha vissuto da sempre tra i campi al confine tra Mira e Mirano. "Non possiamo dire nulla - spiega la vicina - brava gente. Cordiale. Sempre disponibili".

Entrambi amavano molto gli animali: avevano gatti, cani e una tartaruga da terra. Spesso Gianfranco Pavan, molto riconoscibile per la sua lunga barba bianca e solito indossare un fazzoletto al collo, si adoperava per dare da mangiare anche gli altri animali domestici della zona. Nonostante il male che lo affliggeva e che giorno dopo giorno ha reso la vita sempre più pesante. La sua vita fino a sabato mattina ha preferito trascorrerla tra i campi, spesso in solitudine. Ma non con comportamenti burberi, anzi. Molti i vicini che alle 8 di mattina si sono chiesti il motivo di tanta presenza di forze dell'ordine in zona: poi hanno capito. Ma mai si sarebbero aspettati un gesto del genere da chi pensava prima alla compagna Emilia, poi a sé. Forse l'ha fatto anche sabato mattina, in una visione distorta dalla depressione degli ultimi giorni. Quella pistola che aveva acquistato in modo regolare per difendersi dai ladri si è rivelata invece uno strumento di offesa. E di morte.

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