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Cronaca Zelarino

All'Angelo il pacemaker "wireless" diventa piccolissimo e si pianta diretto nel cuore

È poco più grande di una capsula di antibiotico, e le migliori équipe di elettrofisiologia sono al passo con l'innovazione. In questo modo si riduce la possibilità di infezioni

Il “pacemaker”, l’apparecchio che serve a stimolare un cuore che batte troppo lentamente, è diventato minuscolo: nella sua versione più recente è poco più grande di una capsula di antibiotico, e le migliori équipe di elettrofisiologia lo impiantano direttamente dentro il cuore. L’ospedale dell’Angelo è già al passo con l’innovazione: “Con l’intervento realizzato la scorsa settimana su un paziente veneziano – spiega il direttore dell’Ulss 3 Serenissima, Giuseppe Dal Ben – all’ospedale di Mestre è cominciata l’era del pacemaker ‘leadless’, cioè ‘senza fili’. La nostra struttura entra così nella ristretta schiera degli ospedali che già utilizzano questa strumentazione rivoluzionaria per concezione e struttura”.

I pacemaker tradizionali, spiega il dottor Sakis Themistoclakis, specialista elettrofisiologo che ha operato l’intervento, si presentano come un apparato compatto – una cassa in titanio ermeticamente sigillata di 6/7 centimetri – che contiene l’elettrostimolatore in grado di stimolare il cuore e la batteria che lo fa funzionare. Il pacemaker viene impiantato sotto la clavicola in una apposita “tasca” sotto la pelle. Sottili cavi elettrici, chiamati “elettrocateteri”, arrivano fino al cuore percorrendo le vene che vi conducono, vi penetrano attraverso la vena cava superiore. I terminali di questi cavi, portati in questo modo dentro al cuore, si fissano alla parete della camera che si intende stimolare, e il pacemaker così fornisce al cuore i suoi impulsi.

“Il nuovo pacemaker ‘leadless’ – continua il dottor Themistoclakis – è dieci volte più piccolo dei pacemaker tradizionali, e si impianta direttamente dentro il cuore. Questo apparecchio minuscolo che è insieme elettrostimolatore e batteria, non necessita di tasche sottocutanee in cui essere collocato; spariscono anche gli ‘elettrocateteri’, non più necessari. Il ‘leadless’ viene posizionato direttamente dentro il ventricolo destro, e qui viene agganciato alla parete grazie a minuscole ancorette. Per portare questo pacemaker dentro al cuore si usa una sonda dedicata, una sottile guida che, introdotta a livello dell’inguine, fa risalire il ‘leadless’ attraverso una vena femorale, fino a penetrare dentro il cuore dove poi si posiziona.

Quali i vantaggi del nuovo pacemaker ‘senza fili’? “Il nuovo modello – dice ancora il dottor Themistoclakis – non richiede né il posizionamento sottocute, né la presenza degli elettrocateteri che portino l’impulso al cuore: si riduce così la possibilità di infezioni e non c’è più il rischio che i cavi si deteriorino nel tempo. Anche se minuscolo, il nuovo modello ‘senza fili’ ha un’autonomia media di dieci anni: il paziente che ne riceva uno oggi può guardare con tranquillità al futuro, sapendo tra l’altro che la ricerca, in grande progresso, permetterà  di avere altri modelli sempre più avanzati e meno invasivi.

Per le sue caratteristiche, il pacemaker ‘leadless’ viene impiantato – all’ospedale dell’Angelo e negli altri che già sono in grado di utilizzarlo – su pazienti selezionati. E’ indicato per soggetti che non possono “ricevere” un pacemaker tradizionale per anomalie venose, come nel caso del paziente a cui è stato appena impiantato all’Angelo; inoltre è indicato per persone che hanno avuto pregresse infezioni del sistema di stimolazione tradizionale, o ancora che per conformazioni anatomiche toraciche e/o per attività personali, risultino particolarmente esposti al rischio di rottura degli elettrocateteri tradizionali. Un solo limite, rispetto al modello tradizionale: il pacemaker “leadless” fornisce la sua stimolazione in un solo punto del cuore, e non può agire in due o più punti, come invece può fare quello tradizionale, i cui terminali possono essere multipli.

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