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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Il patriarca: "A Bruxelles atti bestiali, ma dobbiamo tenere la porta aperta al dialogo"

Le parole di Francesco Moraglia durante la Messa del Crisma di giovedì. "Gesù è inviato per salvare gli uomini predicando l'anno di grazia, ossia la misericordia, il perdono"

"Di fronte a questi atti bestiali dobbiamo tenere la porta aperta al dialogo": così Francesco Moraglia, patriarca di Venezia, commenta i terribili attacchi terroristici di Bruxelles durante la solenne Messa del Crisma di giovedì mattina tenutasi nella basilica di San Marco. "Il Vangelo ci pone dinanzi la figura di Gesù - ha detto Moraglia - che si presenta come il consacrato del Signore, mandato per salvare gli uomini predicando l’anno di grazia, ossia la misericordia, il perdono, la riconciliazione".

"Chi vuole scoraggiarci con questi gesti orribili - ha detto poi - non deve trovare in noi un terreno fertile, perché chi è scoraggiato non riesce a fare buone proposte. Dobbiamo cercare di educarci e vincere le paure, soprattutto con i nostri ragazzi. Dobbiamo imparare che il coraggio è vincere il timore, e questa è un’opportunità per recuperare relazioni umane che avevamo smarrito. Per noi cristiani è una proposta di vita da dare agli altri, guardando all’umanità di Gesù Cristo". Un commento va anche all'allarme bomba scattato poche ore prima: "Dovremo mettere in agenda che ci saranno altri allarmi, è un’esasperazione che dobbiamo accettare. Ma dobbiamo anche saper rispondere con serenità e continuare a fare ciò che facciamo tutti i giorni, magari con più prudenza".

Durante la Messa parole di ringraziamento vanno ai presbiteri: "Li guardiamo con particolare affetto; per loro e per la nostra Chiesa particolare è un giorno importante. Fra poco, infatti, rinnoveranno il loro 'sì' sacerdotale, confermando le promesse fatte il giorno della loro ordinazione. A voi presbiteri il grazie sincero del vescovo e dei fedeli. Senza di voi non si celebrerebbe l’eucaristia e non si donerebbe il perdono nel sacramento della riconciliazione". "Il prete non sceglie di sua iniziativa l’ambito del suo ministero - continua - Ogni prete, infatti, è e rimane  un mandato, un apostolo che per la sua gente è dono del Signore; egli, infatti, non porta se stesso ma il suo sacerdozio, ovvero la particolare presenza di Gesù e il potere di compiere alcuni gesti propri di Gesù, sommo ed eterno sacerdote".

"La giornata del Giovedì santo è uno spartiacque - prosegue - Fino all’ora nona siamo in tempo quaresimale mentre con i Vespri e la Messa della Cena del Signore - in cui spicca il significativo gesto della lavanda dei piedi - entriamo nel Sacro Triduo. La celebrazione del Crisma riveste una particolare importanza per i riti che l’accompagnano. In essa, oltre al rinnovo delle promesse sacerdotali, vi è la benedizione degli oli; riti ricchi di significato che pongono al centro Gesù Cristo, unico mediatore tra Dio e gli uomini, vero ed eterno sacerdote".

Poi il richiamo ad una epressione di Papa Francesco risalente a due anni fa, durante la messa crismale che delineava così l’identità propria del ministro ordinato: "Una gioia che ci unge. Vale a dire: è penetrata nell’intimo del nostro cuore, lo ha configurato e fortificato sacramentalmente… La grazia ci colma e si effonde integra, abbondante piena in ciascun sacerdote. Unti fino alle ossa… e la nostra gioia, che sgorga dentro, è l’eco di questa unzione". Moraglia conclude citando il santo Curato d’Ars, patrono dei parroci, che era solito dire: "Un buon pastore, un pastore secondo il cuore di Dio, è il più grande tesoro che il buon Dio possa accordare ad una parrocchia e uno dei doni più preziosi della misericordia divina. Attraverso l’intercessione di Maria, Madre dell’eterno e sommo sacerdote, chiediamo a Dio per tutte le nostre comunità, in questo anno giubilare della Misericordia, la grazia del perdono e della riconciliazione".

"Gesù è veramente risorto, ha vinto la morte! - annuncia poi Moraglia nei suoi auguri per la Pasqua - È questa la novità di cui il nostro mondo, sempre più segnato da violenze, aggressioni e brutalità, ha bisogno come dell’aria, dell’acqua, del pane; è infatti la novità capace di dar speranza, soprattutto alla luce dei tragici eventi che si ripetono con crescente, drammatica, frequenza e mirano a spegnere in noi ogni fiducia e a gettarci nel panico. La nostra civiltà appare stanca, logora, incapace di vere risposte in grado di risvegliare e risollevare le coscienze. Popoli che avrebbero beni e risorse umane sono preda dei signori della guerra. E poi i signori del terrorismo, prigionieri dell’odio, che scrivono solo pagine di morte perché non sono capaci d’altro. Vengono pianificati attentati per gettare nel panico intere città e nazioni e il terrorismo assurge a scelta politica; siamo, così, costretti a rivedere all’infinito scene drammaticamente già viste e riviste. Eppure a Pasqua tutte le esistenze degli uomini - anche le più violate - tornano a sperare perché il Signore è veramente risorto, ha vinto la morte e ha donato a tutti una nuova possibilità ad iniziare da quanti sono stati privati della vita nel modi più barbari e ingiusti. La Pasqua è una porta che si apre per tutti: nessun uomo o donna è escluso, europei o extraeuropei, bianchi o neri. Nessuno è scartato dalla croce gloriosa di Cristo; la Pasqua non conosce né muri né filo spinato".

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