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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca San Marco

20mila persone in Piazza San Marco per il benvenuto al nuovo Patriarca

Mestre e Venezia sono state le ultime tappe di una duegiorni che ha portato all'insediamento di Moraglia, toccando temi quali la crisi economica, il lavoro, i giovani e l'evangelizzazione

Giunta a termine anche la seconda giornata prevista per l'ingresso in Diocesi di Venezia del nuovo Patriarca monsignor Francesco Moraglia, culminante nella suggestiva cerimonia di insediamento, presso la Basilica di san Marco a Venezia.

Ben 20 mila, secondo la polizia municipale, le persone radunate nell’area marciana per dare il benvenuto al nuovo Patriarca di Venezia. Crisi economica, giovani, lavoratori, famiglie, evangelizzazione: questi i temi principali toccati nel corso dei numerosi incontri.

La prima tappa domenica è stata piazza Ferretto a Mestre, dove un bagno di folla è accorso a salutare il neoeletto Patriarca, tra striscioni, applausi e incoraggianti "Francesco, Francesco". Tra i volti noti, il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni con la giunta comunale e consiglieri, le autorità locali, il presidente della Fondazione del Duomo di Mestre, Paolo Costa, e monsignor Fausto Bonini, arciprete del Duomo.
"Dobbiamo essere una comunità polifonica dove ognuno sa che la sua assenza nella vita comunitaria è una ferita", ha affermato Moraglia, accogliendo il calore dei fedeli, stringendo mani, soffermandosi a parlare con i malati, accarezzando decine di bambini.

All'interno del gremito Duomo di San Lorenzo ha, poi, rivolto il proprio pensiero ai giovani e alla comunità di credenti, ringraziando loro per il contributo offerto in questo suo percorso di insediamento: "Mi avete cambiato, siete una comunità viva. Mi sento più ricco di un'ora fa". Ha infine sottolineato come una comunità possa dirsi credibile solo "nel momento in cui crede. La prima credibilità del credente è credere e dire, con la propria vita personale e comunitaria, la propria fede".

Giunto nel pomeriggio a Venezia, monsignor Moraglia, circondato da una folla di fedeli, tra i quali molti bambini, si è soffermato in preghiera davanti alla statua della Madonna dell’Infiorata. Rispondendo all'intervento di una bimba che gli ha ricordato le difficoltà spesso incontrate dai minori nell'attuale contesto socio-economico, ha sottolineato come rendere un bambino felice sia un modo per "investire nel futuro. Una città, la società, deve saper investire".

Il Patriarca ha poi percorso il Canal Grande nella grande gondola chiamata "Dodesona", seguita da un centinaio di imbarcazioni a remi delle società remiere cittadine e accompagnata dalle urla festose dei molti fedeli.

Ad accoglierlo nella città lagunare, in piazza San Marco, anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, il presidente del consiglio regionale, Clodovaldo Ruffato, il presidente della Provincia di Venezia, Francesca Zaccariotto, il sindaco, Giorgio Orsoni, e le massime autorità civili, militari e cittadine. Presente anche il sindaco di La Spezia, Massimo Federici, accompagnato da una piccola rappresentanza ligure.

Zaia ha ricordato come sia forte, in Veneto, il senso di solidarietà, considerando che “nei nostri territori un cittadino su cinque è impegnato nel volontariato”. “Ma questa è una terra – ha proseguito – dove svolgono un ruolo fondamentale anche le scuole paritarie gestite dalle istituzioni religiose, un patrimonio unico di professionalità e formazione che rappresenta il 68% del totale dell'offerta di istruzione nella regione". Il presidente ha, infine, ringraziato il Patriarca per l’attenzione posta ai giovani e alla dignità di chi lavora, fondamentale nell’attuale complessa situazione: “è una crisi profonda quella che stiamo vivendo: abbiamo 80.000 posti in meno e sono oltre 142.000 i veneti oggi in attesa di occupazione. Il nostro tessuto economico si fonda sulla piccola e media impresa e sullo stretto rapporto tra imprenditori e dipendenti, ma la crisi ha segnato profondamente anche questo modello e il nostro pensiero non può non andare a quelle decine di imprenditori che si sono tolti la vita a causa della crisi”.

A sottolineare l’importanza di un’unione di intenti nell’affrontare le attuali difficoltà economiche è stata, poi, la Zaccariotto, la quale ha pure rilevato come quello veneto sia, al di là della crisi, un territorio ricco di “numerose realtà imprenditoriali nascenti, e valide produzioni di eccellenza, che ci fanno ben sperare nel futuro”.

Il sindaco Orsoni, rivolgendosi a monsignor Moraglia, ha ricordato la storia millenaria di Venezia, luogo di incontro tra popolazioni diverse anche dal punto di vista religioso, e il numero elevatissimo di turisti che da ogni parte del mondo arrivano qui per ammirare le bellezze artistiche. Il sindaco ha dichiarato il proprio impegno per la salvaguardia fisica della laguna e per il recupero ambientale di alcune zone, fondamentale per il rilancio socio-economico. Egli ha, tuttavia, evidenziato, infine, "anche tutta la fragilità di un complesso urbano" segnato da questioni come la diminuzione degli abitanti nel centro storico e la crisi dell'industria in terraferma.

Nel suo primo saluto rivolto alle autorità, Moraglia ha sottolineato la necessità di “una attenta riflessione” sull’attuale situazione di crisi, per una politica che “appare come sopraffatta dagli eventi, impacciata - seppur volenterosa - nell'elaborare e realizzare progetti all'altezza delle esigenze e delle urgenze concrete”. "La politica – ha proseguito – deve recuperare prestigio per interloquire, indirizzare, sostenere e correggere l'economia e la finanza”. Infine un monito alla comunità ecclesiale, la quale deve testimoniare che "i doveri vengono prima dei diritti e che l'onestà collettiva scaturisce dal contributo dell’onestà personale".


Infine la celebrazione liturgica nella Basilica di San Marco, gremita e festante per l’occasione. Al centro della prima omelia da Patriarca è stato il tema dell'evangelizzazione e dell’importanza per la comunità di recuperare un “realismo cristiano” nel testimoniare l’eucarestia: "ogni cammino di evangelizzazione ha inizio non con l'elaborazione di piani pastorali o progetti accademici delle facoltà teologiche, e neppure attraverso un'auspicabile copertura del territorio da parte dei media". Questi sono, ovviamente, strumenti importanti, "ma non costituiscono, ancora, il fondamento dell'evangelizzazione". "Sono infatti i discepoli – ha concluso – intesi personalmente e comunitariamente, che vengono prima degli uffici pastorali, prima delle facoltà teologiche, prima della rete mediatica".

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