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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Scandalo Mose, Galan chiede di patteggiare, andrà ai domiciliari

I legali dell'ex presidente del Veneto hanno presentato istanza mercoledì: due anni e dieci mesi di reclusione e confisca di 2,6 milioni

L'ex presidente della Regione ed ex ministro Giancarlo Galan ha chiesto di patteggiare. I suoi legali difensori, infatti, mercoledì mattina hanno presentato in Procura a Venezia l'istanza, chiedendo per il loro assistito, accusato di corruzione nell'ambito dello scandalo Mose, una pena concordata di due anni e dieci mesi di reclusione e la confisca di 2,6 milioni di euro.

MOSE: TUTTI I DETTAGLI DELLO SCANDALO

Inoltre i legali hanno chiesto anche il regime di reclusione ai domiciliari per l'ex governatore, fino ad ora detenuto nel carcere milanese di Opera, da quando fu il Parlamento ad approvare la richiesta di arresto nei suoi confronti presentata dalla Procura lagunare. Quest'ultima avrebbe accolto le richieste di Galan, inviando tutto al giudice per le indagini preliminari, il quale si è riservato di decidere giovedì.

Per la Procura, che ha accolto la richiesta di Galan, l'ipotesi di pena sarebbe congrua. "La sanzione complessiva risponde infatti - secondo il procuratore Luigi Delpino e il procuratore aggiunto Carlo Nordio - al fondamentale criterio di rieducazione contenuto nell'articolo 27 della Costituzione, e ai criteri di ragionevolezza ed economia processuale che hanno ispirato il legislatore a introdurre l'istituto del patteggiamento".

Per l'inchiesta Mose sono una ventina i patteggiamenti attesi per il 16 ottobre, sul totale di 35 indagati. Uno solo finora è stato respinto, quello dell'ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni (pena incongrua), il primo a chiederlo dopo che era stato ai domiciliari per finanziamento illecito dei partiti. I legali di Galan avrebbero chiesto che l'udienza sul suo patteggiamento si tenga nello stesso giorno degli altri.

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