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Cronaca

Pedofilia, foto e video di violenze sessuali su bimbi e neonati: maxi operazione della polizia

È la più imponente degli ultimi anni contro la pedopornografia online. Le immagini giravano attraverso Telegram e Whatsapp. Tra gli organizzatori un veneziano

Canali e gruppi su WhatsApp e Telegram con foto e video di violenze sessuali su bambini piccoli, in alcuni casi anche neonati. È quanto ha scoperto la polizia postale attraverso una lunga indagine che si è conclusa mercoledì 16 dicembre con una grossa operazione che ha visto arresti in tutt'Italia: la maggior parte degli indagati è in Lombardia e Campania, ma una tra le figure chiave della vicenda è un ventenne veneziano, disoccupato. Sarebbe stato lui, assieme ad un ottico napoletano di 71 anni, a promuovere e gestire gruppi pedopornografici, organizzandone l'attività e reclutando nuovi partecipanti provenienti da ogni parte del mondo. Secondo la polizia postale, il giovane, residente nella provincia di Venezia, oltre a essere presente nei gruppi pedopornografici li gestiva attivamente, aggiungendo nuovi utenti ed escludendone altri in base a rigide "norme interne". La notizia è riportata da MilanoToday.

La maxi operazione contro la pedopornografia

Dopo due anni di indagini, 432 pedofili sono stati identificati dagli agenti sotto copertura infiltati dalla postale di Milano e dal Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia online del Servizio polizia postale di Roma, coordinati dai procuratori aggiunti Fusco e Mannella insieme ai sostituti Barilli e Tarzia della Procura distrettuale di Milano.

Sono invece 159 i gruppi pedofili e 16 le associazioni criminali smantellate che diffondevano i contenuti pedopornografici. Dei 432 utenti identificati, 81 sono italiani e 15 sono stati arrestati in flagranza. Oltre 300 uomini della postale dalle prime ore dell'alba di mercoledì stanno eseguendo perquisizioni e arresti in flagranza in 53 province e 18 regioni italiane.

Le 16 organizzazioni criminali erano organizzate al loro interno con membri che avevano ruoli e compiti ben definiti, quali promotori, organizzatori e partecipi. Ciascun gruppo era regolato da precise e severe norme di comportamento che servivano a preservare l'anonimato - e, quindi, la "sicurezza" - del sodalizio criminale, oltre che dei singoli partecipanti. La violazione delle regole comportava, infatti, l'espulsione da parte degli amministratori.

Chi sono i pedofili di Whatsapp e Instagram

Attraverso due anni di indagine si è riusciti a risalire all'identità dei pedofili che online avevano un nickname, portandoli allo scoperto e fuori dall'anonimato della rete. 81 di loro sono italiani e sono stati identificati dalla polizia postale milanese. Tra loro ci sono il 71enne napoletano (un ottico con collaborazioni universitarie) e il venenziano.

Sono poi ben 351 gli utenti stranieri coinvolti nell'indagine, per ciascuno dei quali sono state raccolte tutte le tracce informatiche utili alla loro identificazione. Tali elementi, condivisi con le Agenzie di cooperazione internazionale di polizia, hanno consentito di trarli in arresto sia in Europa che nel resto del mondo. Tra gli indagati figurano persone di ogni età ed estrazione sociale, affermati professionisti, operai, studenti, pensionati, impiegati privati e pubblici, di cui un vigile urbano, e diversi disoccupati, con età che oscillano tra i 18 e i 71 anni.

La maggior parte dei pedofili italiani risiede in Lombardia e Campania. Le perquisizioni personali, locali e sui sistemi informatici, emesse dalla procura distrettuale di Milano, hanno portato al sequestro di telefonini, tablet, hard disk, pen drive, computer e account di email e profili social. Durante le perquisizioni sono stati anche rinvenuti gli account utilizzati dagli indagati per la richiesta del materiale pedopornografico e un ingente quantitativo di materiale illecito.




 

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