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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca Mirano

Abusi su un minorenne, arrestato massaggiatore pedofilo di Mirano

Un 56enne è finito ai domiciliari. Nel suo computer centinaia di file compromettenti. Una coppia aveva chiesto 50mila euro in cambio del silenzio

I carabinieri del nucleo investigativo di Venezia hanno rintracciato sabato mattina un massaggiatore 56enne di Mirano. Quest'ultimo è finito agli arresti domiciliari, come disposto dal giudice per le indagini preliminari, perché ritenuto responsabile di violenza sessuale ai danni di minore e di detenzione di materiale pornografico. Operando come infermiere professionale in una struttura poliambulatoriale privata, nel corso di una seduta di massaggi l'uomo avrebbe costretto con violenza un ragazzino al di sotto dei 14 anni a subire atti sessuali.

Nel corso di una perquisizione domiciliare, avvenuta ancora mesi fa, l'uomo era stato trovato in possesso di uno smartphone contenente un video che ritrae un minore nell'atto di compiere e subire atti sessuali e di un personal computer che conteneva quasi mille file con protagonisti dei minori. In alcune foto era anche possibile vedere lo stesso arrestato indugiare in atteggiamenti intimi con alcuni ragazzini. Gli inquirenti ora stanno continuando la scansione dei file, cercando di identificare i coinvolti.

Il 56enne è in realtà un volto già noto alle forze dell'ordine. Nel 1997 l'uomo era infatti già finito nei guai con la legge proprio a causa di episodi simili e sembra che nel Miranese le sue attitudini fossero note. In questo tipo di casi, per loro stessa natura molto delicati, è però spesso difficile decidere di esporsi e di mettere "in piazza" le molestie subite. I carabinieri, che al momento stanno cercando di ricostruire l'elenco delle vittime del predatore sessuale, hanno ricordato l'importanza della collaborazione dei cittadini: solo sfondando il muro di omertà che troppo spesso viene eretto intorno a questi terribili episodi è possibile consegnare i responsabili alla giustizia.

L'indagine dei militari era stata avviata nell'ottobre 2011 dopo un'estorsione commessa proprio ai danni dell'arrestato da due cittadini romeni che con minacce (relative alla divulgazione di materiale video registrato che lo ritraevano mentre consumava un rapporto sessuale con il figlio minore della coppia) chiedevano 50mila euro in cambio del silenzio. Per questi fatti nel novembre 2012 a Trieste i carabinieri, grazie ad alcune intercettazioni telefoniche, avevano arrestato la donna romena e denunciato il marito, all'epoca detenuto in Romania. Il video del ricatto non è mai stato trovato ma, dati i precedenti della banda, che mostrava ramificazioni che conducevano anche ad altri casi in tutta Italia, non c'è alcun dubbio che il file fosse effettivamente in possesso dei malviventi.

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