Sgominata dalla Finanza banda del gioco d'azzardo online: "Il dominus era un mestrino"
Indagini condotte dal Comando delle fiamme gialle di Firenze. Sono 7 le persone ai domiciliari. Trenta le perquisizioni, che hanno interessato anche il territorio lagunare
La mente dell'organizzazione sarebbe un imprenditore mestrino di 50 anni che si sarebbe avvalso di un tecnico informatico, suo braccio destro, di Camponogara. Entrambi, al pari di altri 5 presunti complici, si ritrovano da mercoledì mattina agli arresti domiciliari al termine di una maxi operazione della guardia di finanza di Firenze. Attraverso un blitz che ha visto impiegati oltre 100 militari del Comando provinciale di Firenze sarebbe stato sgominato dagli inquirenti un sodalizio criminale dedito al gioco d'azzardo online. Le indagini partite dalla Toscana si sono ramificate raggiungendo anche il Veneziano, dove ci sono anche altri indagati nell'inchiesta oltre agli arrestati.
Le accuse
Secondo l'accusa, c'era una piattaforma telematica clandestina che collegava 24 sale da gioco abusive in Italia con un server centralizzato e altre sale da gioco situate sull'isola di Malta. La piattaforma sarebbe stata gestita dal tecnico informatico di Camponogara, che la curava per conto dell'imprenditore mestrino, 50enne considerato il dominus dell'organizzazione. Le vincite? Non venivano rendicontate al fisco italiano e le giocate 'viaggiavano' sulla piattaforma illegale finendo in conti correnti a Malta. Secondo una stima calibrata su tre sale da gioco abusive, delle 24 scoperte, ci sarebbero state giocate mensili per oltre 10 milioni di euro e un'evasione di imposte per circa 6 milioni di euro. Complessivamente gli indagati sono 37 persone e tre società. L'indagine è partita circa 2 anni fa da un controllo a una associazione sportiva dilettantistica della provincia di Firenze dove era allestita una sala da gioco sconosciuta ai Monopoli di Stato. Non erano collegate al server "statale" quindi non era possibile rendicontarne il flusso di contanti e quantificare l'importo delle tasse. L'imprenditore mestrino sarebbe socio della società maltese fornitrice del sistema di funzionamento delle slot: la piattaforma sarebbe regolare, ma attraverso il tecnico informatico sarebbe stato sviluppato un sistema parallelo e illegale.
Sette arresti, perquisizioni anche nel Veneziano
Sette persone sono state arrestate e ristrette ai domiciliari: sono ritenute responsabili dei reati di associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo del gioco d’azzardo e truffa. Nelle stesse ore in cui sono scattate le manette sono stati eseguiti i sequestri di 14 sale da gioco e di beni immobili e mobili per un valore complessivo di oltre 8,5 milioni di euro, eseguendo 30 perquisizioni nelle province di Firenze, Roma, Venezia, Prato e Pistoia. Oltre alle sale sono stati requisiti 10 immobili, 7 auto, quote di 8 società, 30 conti correnti, patrimoni relativi ai 40 indagati. Gli investigatori delle fiamme gialle hanno riferito che solo la notte scorsa hanno anche sequestrato denaro in contanti fra 10 e 15 mila euro detenuto nella abitazioni di sette arrestati, mentre in una sala da gioco clandestina perquisita in una cassetta di sicurezza sono stati trovati 64 mila euro in contanti.
Operazione "Doppio Jack"
L'operazione, 'Doppio Jack', è scattata in esecuzione all'ordinanza di misure cautelari personali domiciliari disposta dal gip di Firenze Angelo Pezzuti, su richiesta del procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo. La tecnica fraudolenta consisteva nell’aver messo a punto una piattaforma di gioco on line illegale che consentiva di collegare i video giochi/slot machines presenti nelle sale gioco clandestine ad un server posizionato fisicamente nell’isola di Malta, in grado di conteggiare le vincite senza rendicontarle al Fisco italiano, in modo da non versare i rilevanti importi dovuti a titolo di imposta. Le 24 sale da gioco clandestine inizialmente individuate dopo laboriose e prolungate indagini, frequentate per lo più da soggetti di etnica cinese, erano dotate di apparati di videosorveglianza e di sofisticati congegni tecnici che, applicati sulle macchine da gioco, erano in grado di “resettare” le stesse nel caso di controlli ispettivi delle forze di polizia, interrompendo immediatamente il collegamento con la piattaforma illegale.