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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Concordia Sagittaria

Incredibile scoperta a Concordia, sbuca fuori una "piccola Pompei"

La necropoli è stata rinvenuta e portata alla luce grazie ai soldi della Regione e i reperti sono stati mostrati venerdì nel cantiere di Gruaro

Una testimonianza incredibile dell'antichità emerge dalle nebbie del tempo. Un imponente complesso monumentale funerario del III secolo d.C. in ottimo stato di conservazione è stato scoperto nel corso di una campagna di scavo a Concordia Sagittaria, fuori dalle antiche mura di quella che fu la colonia romana di Iulia Concordia. I risultati della ricerca archeologica e la valenza dei resti di quella che si può definire una “piccola Pompei alluvionale” sono stati illustrati venerdì nel corso di una visita guidata al cantiere di restauro a Gruaro.

Sono intervenuti Clara Peranetti, dirigente dell'unità Complessità Progetti strategici e politiche comunitarie della Regione del Veneto, Alberto Vigoni, archeologo e consulente scientifico dello scavo per conto della Regione e Federica Rinaldi della soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto. Erano presenti anche il sindaco di Concordia Sagittaria Marco Geromin e Giuseppe Bellotto proprietario dell’area di scavo messa a disposizione gratuitamente.

A Gruaro scoperta una "piccola Pompei"

L'ANTICA NECROPOLI - Lo scavo archeologico, finanziato e coordinato dalla Regione del Veneto attraverso fondi comunitari, sotto la direzione scientifica della soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, ha riportato alla luce l’intero complesso che comprendeva un podio in blocchi calcarei alto quasi due metri e lungo sei, con i resti di due eleganti sarcofagi sulla sommità, due sarcofagi in pietra poco distanti (il cui contenuto è stato ispezionato nel corso della ricerca), il basamento di un terzo, oltre a resti di una precedente necropoli databile alla fine del I secolo a.C. Eccezionale è il rinvenimento di un frammento di iscrizione che sembra dare un volto al committente dell’imponente manufatto di oltre 1500 anni fa. È la prima volta dall’ottocento che viene recuperato in situ un sepolcreto di queste dimensioni e in buono stato. Come accadde a Pompei, la sua conservazione si deve a una calamità naturale: nel V secolo d.C. più alluvioni ricoperirono l’area con uno strato di sabbia e detriti, rendendola inaccessibile. L’intervento è realizzato nell’ambito di “Shared Culture” il progetto strategico per la conoscenza e la fruibilità del patrimonio condiviso, di cui la Regione del Veneto è partner, e finanziato attraverso il programma europeo per la cooperazione transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013.

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