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Cronaca San Marco / Piazza San Marco

"Basta con la realtà aumentata", artista impicca Pikachu in piazza San Marco

Carlo Pecorelli, jesolano, ha portato a termine una performance artistica a Jesolo e a Venezia per chiedere ai cittadini di tornare alla "vita reale". Ucciso il simbolo dei Pokemon

Con questa performance si è scagliato contro la realtà aumentata, "giustiziando" due pupazzi di circa 2 metri di Pikachu in piazza San Marco e accanto al Pala Arrex di Jesolo, in piazza Brescia. A concepire i due "omicidi" l'artista Carlo Pecorelli, “come esecuzione materializzata di un'icona della realtà aumentata, per un ritorno alla realtà tangibile”. Il tutto di fronte a turisti e residenti stupiti per ciò cui stavano assistendo.  

"Pokemon GO crea una realtà nuova, permette a chi ci gioca di fare un'esperienza virtuale che si sovrappone a quella reale, attraverso la tecnologia della realtà aumentata - dichiara l'ufficio stampa dell'artista - Mentre Cervantes parla di un mondo fantastico, irreale, che si sostituisce a quello crudelmente vero, Carlo Pecorelli vuole che avvenga il percorso contrario, si oppone alla realtà aumentata affinché si possa riapprodare alla vita reale. Quasi come un Don Chisciotte speculare, Carlo Pecorelli rifiuta la realtà virtuale per far emergere quella reale ematerializza Pikachu, icona di Pokemon, per strapparlo alla realtà aumentata dove detiene spazio di esistenza e giustiziarlo davanti a tutti nella realtà vera che invece non gli è consona, come pesce fuor d'acqua che 'affoga' d'aria".

Pikachu "ucciso" in piazza San Marco

“Certo non è colpa della tecnologia mobile e geolocalizzata se il mondo di oggi sta diventando sempre più individualista e superficiale - spiega Carlo Pecorelli - ma questo utilizzo delle tecnologie sta incentivando, amplificando queste caratteristiche e non aiuta certo a migliorarlo. Non basta più la vita vera, non emoziona abbastanza. In un'epoca dove è mutata la percezione dello spazio e del tempo, rischiamo di cambiare (o di perdere) la percezione dei sensi, quella legata più strettamente al concreto, al vero, al reale, all'arte”.

Carlo Pecorelli nel 2012, a causa di una sua provocazione, secondo il suo ufficio stampa fu arrestato a Pechino perché aveva esposto senza permesso le sue enormi formiche metalliche in piazza Tienanmen. Ad Hong Kong partecipò alla rivoluzione degli ombrelli, mentre a Londra, al museo Tate, arrivò ad esibire le sue opere senza permesso assieme a quelle di Picasso per un rilancio dell'arte italiana. Di recente ha realizzato per il Museo di Tuxpan in Messico il busto del rivoluzionario Gino Donè.

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