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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca San Donà di Piave / Via Ungheria Libera

Piromane San Donà, a incastrarlo forse pure le indagini sul cellulare

Il 49enne finito in manette domenica comparirà martedì davanti al gip per la convaida. Rischia pene molto pesanti. Sindaco Cereser: "Incubo finito"

Martedì comparirà davanti al giudice per le indagini preliminari il 49enne finito in manette nella notte tra sabato e domenica con l'accusa di aver appiccato per due volte incendi nella sede della polizia municipale di San Donà. Distruggendo in tutto cinque veicoli, compresi due uffici mobili del Corpo. L'arrestato, che aveva avuto più volte contrasti nelle settimane scorse con i vigili perché sorpreso alla guida di uno scooter senza patente o perché responsabile di un pugno in faccia a un rappresentante del Corpo, faceva parte di una rosa di quattro o cinque nomi selezionata dalla polizia locale: a fare il resto sarebbero state anche alcune indagini tecniche sull'utenza del 49enne. E' possibile che per il suo primo raid il cellulare abbia agganciato una cella nella zona del Comando di via Ungheria Libera, fornendo un ulteriore indizio ai carabinieri della compagnia locale.

Un puzzle che mano a mano è andato componendosi, escludendo ogni sospetto di un complice: "Ciò che sta emergendo dalle indagini è molto diverso da quanto poteva essere prefigurato a partire dall’elemento di maggiore impatto mediatico: la data del primo incendio, l’11 settembre, che a questo punto si riduce a una macabra coincidenza – dichiara il sindaco Andrea Cereser – L’azione di un individuo isolato, in condizioni di profondo disagio sociale, è uno scenario ben diverso dall’ipotesi di gruppi organizzati di stampo terroristico o mafioso".

Alcuni giorni prima dell’incendio dell’11 settembre scorso il 49enne aveva avuto un violento confronto al Comando della polizia locale a seguito del sequestro di un’auto, priva di revisione e assicurazione, di cui rivendicava la proprietà e chiedeva la restituzione. Successivamente, il 15 settembre, quattro giorni dopo il primo attentato, aveva aggredito un agente, sferrandogli un pugno, dopo aver tentato di investirlo alla guida di un ciclomotore. Per questo era stato denunciato, ma a piede libero, per lesioni, oltraggio oltre che per guida senza patente, stesso illecito per cui era stato denunciato già circa sei mesi prima.

Nell’occasione il sindaco aveva auspicato "maggiore severità per tutelare i cittadini e gli stessi agenti delle forze dell’ordine" e "un ripensamento dei mezzi di giustizia previsti dalla legge per il contrasto della microcriminalità". Il reato di incendio prevede una pena dai 3 ai 7 anni di reclusione. Nel caso specifico il codice penale prevede aggravanti in quanto il fatto ha riguardato un edificio pubblico.

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