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Lunedì, 25 Settembre 2023
Cronaca Marghera / Via Fratelli Bandiera

Blitz della polizia al centro sociale Rivolta di Marghera

Una perquisizione collegata alle indagini sulle irruzioni fatte dagli attivisti qualche settimana fa. Gli investigatori avrebbero requisito del materiale

Stamattina presto la polizia si è presentata in forze al centro sociale Rivolta di via Fratelli Bandiera, a Marghera, per effettuare delle perquisizioni. Una decina di squadre, per un totale di circa 150 uomini in tenuta antisommossa, si è occupata dell'operazione, comprensiva di servizio di "cordone" con la partecipazione di personale della digos, delle volanti e della guardia di finanza. Un po' alla volta si sono radunati anche molti dei giovani che gravitano nell'ambiente del centro sociale, oltre un centinaio. Non si sono registrati disordini, ma ci sono state delle proteste (vedi il video).

Perquisizione

Sembra che l'operazione di polizia sia collegata alle indagini seguite alle manifestazioni effettuate dagli attivisti ambientalisti nelle scorse settimane: in particolare quella del 12 settembre, quando un gruppo di ragazzi fece irruzione nella raffineria Eni di Marghera, considerata simbolo del sistema produttivo che causa i cambiamenti climatici; una paio di giorni prima, invece, un gruppo di loro aveva bloccato l’accesso all’impianto Veritas di Fusina. Oggi, quindi, gli investigatori si sarebbero messi alla ricerca di documenti ed elementi utili ad accertare eventuali responsabilità in quegli episodi: alla fine hanno sequestrato degli striscioni, vernice e maschere antigas, oltre ad una lista di nomi di circa duecento persone che avevano partecipato al raduno ambientalista "Venice climate camp", svolto in settembre proprio al Rivolta.

Perquisizioni al Rivolta

I rappresentanti del centro sociale hanno contestato l'azione di polizia parlando di un «fatto grave» e di un «atto politico». La stessa tesi è sostenuta da Giovanni Andrea Martini, candidato sindaco di Venezia alle ultime elezioni: «Quali le ragioni della perquisizione? Se è proprio una manifestazione a determinare un’operazione così importante non si può non pensare alla sproporzione tra causa ed effetto». Inoltre «va ricordato che il Rivolta in questi mesi così difficili ha rappresentato un luogo di aggregazione sicura e di proposta importante dal punto di vista culturale per molti ragazzi».

L'episodio all'Eni

L'irruzione all'Eni aveva avuto una certa eco, portando anche alla convocazione di un tavolo della prefettura con il questore, la direzione aziendale, Confindustria e i sindacati. Dall'incontro era emersa una condanna all'azione degli attivisti: «Vogliamo difendere il lavoro, la sicurezza dei dipendenti, le imprese e la tradizione manifatturiera, per questo motivo condanniamo i fatti criminosi avvenuti all'Eni»; inoltre, secondo Cgil, Cisl e Uil «grazie al buon senso e alla responsabilità dei lavoratori presenti in bioraffineria in quei convulsi momenti non si è sfiorato lo scontro e, cosa ancor più grave, un incidente che avrebbe portato danni agli impianti e al sistema ambientale».

Gli ambientalisti avevano motivato l'operazione come forma di protesta contro un'azienda che rappresenta il «modello di sviluppo distruttivo che sta generando cambiamenti climatici», oltre che le «caratteristiche del sistema capitalista: diseguaglianze, distruzione dei territori, crescita anteposta alle necessità delle persone». L'iniziativa era stata svolta al termine dei quattro giorni del Venice climate camp.

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