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Cronaca

"Patto con la Camorra": bancario ed ex patron del San Donà Calcio nei guai

Tredici arresti in mattinata nei confronti di pregiudicati campani che avrebbero sequestrato e picchiato il funzionario dopo la mancata riscossione di dieci assegni dell'ex presidente

Tredici arresti tra Veneto, Campania e Puglia, su mandato della Direzione distrettuale antimafia. Questi i "mumeri" dell'operazione "Millionaire" che la questura di Venezia, dalle prime ore dell'alba, ha portato a termine, notificando altrettante ordinanze a carico dei componenti di un sodalizio criminale nel quale sarebbero coinvolte dieci persone napoletane vicine alla Camorra, la maggior parte residenti nel litorale veneziano tra Eraclea e San Stino di Livenza, oltre a un funzionario di banca, Federico Marchesan, 34enne anch'egli di San Stino di Livenza, all'ex presidente del San Donà Calcio 1922 Mauro Bugno, 46enne residente a Meolo, e l'imprenditore veneziano Franco Crosariol, 71enne di San Stino di Livenza. Agli ultimi sono state notificate due ordinanze di obbligo di dimora, mentre il bancario ora si trova agli arresti domiciliari.

Le indagini hanno permesso di scoperchiare un calderone all'interno del quale l'infedeltà di Federico Marchesan, funzionario della filiale del Banco del Veneziano di Caorle, aveva portato a stringere un patto con pregiudicati di Napoli e Casal di Principe. Accanto a lui in questa attività, secondo gli inquirenti, anche Franco Crosariol, l'imprenditore 71enne e compaesano. Il bancario, tra le azioni determinate dal patto, si sarebbe fatto "portare" 42 assegni in bianco sottratti al Banco di Napoli cui erano destinati, per poi compilarli indicando per ognuno il nominativo di beneficiari complici del raggiro. A fornirgli i documenti A.P., 45enne imprenditore edile di Eraclea che intercetta queste carte dopo essere state stampate in una tipografia bergamasca. Ogni assegno viene caricato di 97mila 300 euro, per complessivi 4milioni 86mila euro. I soldi, una volta trasferiti a chi erano indirizzati, erano quindi subito utilizzabili. Serviva trovare chi mettesse a disposizione il proprio conto: "in palio" il 15% sull'importo dei bonifici.

Secondo quanto accertato, a questo punto entra in gioco anche Mauro Bugno, ex patron dell'A.C. San Donà Calcio 1922, che per il pagamento degli stipendi ai giocatori e per le sponsorizzazioni 2010/2011 della squadra, aveva predisposto con il bancario la negoziazione di dieci di questi assegni per un importo di 970mila euro. L'imprenditore, in difficoltà economiche, ha aperto un conto a San Donà versando con gli assegni rubati oltre 700mila euro (somma poi trasferita come beneficiari ai campani). Lo stesso ha fatto Franco Crosariol, il 71enne di San Stino, che ha aperto un conto alla Barkley Bank a Treviso.

La terza banca "vittima" di questo cortocircuito fiscale era la filiale del Banco del Veneziano di Eraclea, dove Marchesan sceglie di 'appoggiarsi' a una coppia di correntisti a loro insaputa. Ma il movimento viene bloccato dal direttore, che sebbene fosse in ferie quel giorno, il 2 marzo scorso, fa un salto in banca, nota lo strano movimento e decide di annullarlo. Ragion per cui il giorno stesso è scattata la spedizione punitiva di otto campani che, dopo aver sequestrato e picchiato selvaggiamente il bancario (un colpo con il cane della pistola in faccia gli ha procurato la perdita di un dente e prima la canna della stessa pistola gli era stata infilata in bocca), gli hanno chiesto un 1 milione di euro per il mancato esito dell'affare. Dopodiché, terrorizzato e piuttosto malconcio, Marchesan si è rivolto alla polizia raccontando solo "mezza verità".

In seguito la squadra mobile ha portato alla luce tutti i meccanismi del sodalizio, che hanno portato il pm della Dda di Venezia Roberto Terzo a chiedere e ottenere dal gip Michele Medici i provvedimenti restrittivi per estorsione aggravata, porto di armi da sparo, ricettazione, truffa, lesioni gravi, falso, commessi con l'aggravante delle modalità mafiose.

 

"Questa operazione è un ulteriore sintomo di insediamento, più che di infiltrazione, di criminalità di tipo mafioso", ha commentato il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Mastelloni.

 

GLI ARRESTI ALL'ALBA

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