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Cronaca Viale Amerigo Vespucci

La collana della Pamio "irrompe" nel processo Busetto, la Lazzarini: "Sì, è lei. La riconosco"

Il monile venerdì è stato mostrato alla testimone, rea confessa dell'omicidio: "Gliel'ha strappato Monica". I difensori dell'imputata: "In queste accuse decine di contraddizioni"

Perizie e controperizie. Interrogatori e controinterrogatori. Alla fine tutto però ruota attorno sempre a lei: alla collana. La stessa che ha indotto il giudice di primo grado a condannare a 24 anni e 6 mesi Monica Busetto per l'omicidio di Lida Taffi Pamio. La stessa che venerdì ha fatto capolino nell'aula bunker di Mestre ed è stata mostrata a Susanna Lazzarini, sentita come testimone nel corso del processo d'appello a carico dell'inserviente del Fatebenefratelli. Ebbene, "Milly" quella collana l'ha riconosciuta: "Sì, è quella che indossava la vittima". Alla domanda se avesse bisogno di rivederla, ha detto di no. L'ha scrutata per una decina di secondi, alzandosi dalla sedia. Le mani dietro la schiena. Non si tratta di un monile qualsiasi: quest'ultimo è stato sequestrato dalla squadra mobile nel portagioie di Monica Busetto, nel suo appartamento. Era della vittima? Ossia della vicina di casa dell'imputata? Secondo Susanna Lazzarini sì. Di più. Lei ha dichiarato di avere ucciso l'87enne nel suo appartamento di viale Vespucci a Mestre assieme a Monica Busetto. Quest'ultima ha assistito impassibile venerdì alle accuse della rea confessa. Le due protagoniste della vicenda sono rimaste per ore a pochi metri di distanza. "Milly" non ha mai degnato di uno sguardo l'imputata, che di converso si è mostrata piuttosto serena. Addirittura sorridente durante le pause dell'udienza fiume. 

SUSANNA LAZZARINI: "IL COLPO FATALE SFERRATO DALLA BUSETTO"

IL 18 NOVEMBRE LA DISCUSSIONE FINALE - Il 18 novembre è prevista la discussione finale, con la requisitoria del procuratore generale e l'arringa dei legali difensori di Monica Busetto, i quali hanno sottolineato subito che la testimone durante gli interrogatori precedenti aveva sempre dichiarato di non riconoscere la collanina della vittima: "Ora cambia versione", hanno dichiarato. Tutti i verbali dei colloqui con i magistrati sono stati acquisiti dalla Corte, compreso quello inerente il confronto tra Susanna Lazzarini e le altre carcerate. Era il 5 luglio, e "Milly" in quel frangente "crollò" una prima volta. Dopodiché, qualche giorno più tardi, ammise (è la sua attuale versione) il concorso di Monica Busetto. Venerdì è stata la prima volta che "Milly" vedeva la famosa collana d'oro dal vivo. A parte, secondo le sue dichiarazioni, al momento del delitto. In passato le sono state sottoposte solo fotografie. Fatto sta che la Lazzarini con questo semplice "sì" ha collegato Monica Busetto all'omicidio. Non che nelle ore precedenti avesse fatto il contrario: ha spiegato (ed è la sua versione "definitiva" dopo una serie piuttosto nutrita di interrogatori a tratti "fantasiosi") che ha ucciso Lida Taffi Pamio dopo essere stata sorpresa a rubare in casa sua e che Monica Busetto si è materializzata nell'appartamento mentre l'anziana era a terra tramortita da colpi in testa sferrati con uno schiaccianoci. Entrambe avrebbero colpito la vittima con delle coltellate. Anzi, il colpo fatale sarebbe stato inferto proprio da Monica Busetto, alla gola. (TUTTI I DETTAGLI SULLA RICOSTRUZIONE DELLA LAZZARINI).

TANTE VERSIONI DIVERSE - Dopo le domande da parte del presidente della Corte d'assise d'Appello, Gioacchino Termini, e del procuratore generale, Giovanni Francesco Cicero, è stata la volta degli avvocati difensori controesaminare la teste, la quale si è dimostrata lineare. Più di quanto ci si potesse aspettare. Gli avvocati Alessandro Doglioni e Stefano Busetto hanno puntato sul florilegio di versioni fornite dalla Lazzarini in questi mesi: "Allora, signora, a quale interrogatorio dobbiamo credere?", a un certo punto ha sottolineato Doglioni. "All'ultimo, quello di luglio", ha dichiarato "Milly". "All'ultimo? Quale dei due di luglio?", incalza Doglioni. "L'ultimo, l'ultimo", ha affermato la donna.

SUSANNA LAZZARINI: "ABBIAMO UCCISO INSIEME"

TESTIMONE ATTENDIBILE? - L'intento è chiaro: i difensori di Monica Busetto intendono dimostrare che la testimonianza di Milly non è attendibile. Perché credere a questa versione e non alle altre? Susanna Lazzarini ha spiegato di aver deciso di vuotare il sacco dopo aver capito che la propria famiglia non avrebbe preso un euro da questa storia: "La Busetto in carcere mi aveva detto che avrebbe venduto la casa a Venezia e avrebbe dato i soldi ai miei figli. Non è successo - ha dichiarato Milly in aula - L'avvocato Cozza quell'8 luglio a un certo punto ha detto che se ne sarebbe andata se avessi continuato a dire bugie. Ho deciso finalmente di spiegare tutto". Una verità più volte messa in discussione dal confronto con quanto dichiarato venerdì mattina in aula. Almeno secondo l'avvocato Doglioni, che ha incalzato la testimone su punti poco chiari.

I PUNTI CONTROVERSI - "Lei oggi ha detto che la porta dell'appartamento era aperta - dichiara - ma prima ha sempre detto che era chiusa. Lei dice che la signora Pamio non si è difesa, ma dall'autopsia si evincono graffi sul collo per autodifesa quando le è stato stretto attorno il cavo del decoder". Decine di contestazioni: sulla posizione del cadavere, sul numero di colpi inferti con lo schiaccianoci, la vendita dei gioielli dopo il furto nei compro oro ("secondo le indagini non risultano suoi ingressi in compro oro, ma di un'altra persona", sottolinea Doglioni), la presenza di un asciugamano sul cadavere che la teste non ricordava, la mano con cui teneva lo schiaccianoci e il coltello. "Lei nell'interrogatorio 'veritiero' ha dichiarato che la signora Busetto le lanciò il decoder senza guanti, ora ci dice che li aveva", chiede Doglioni. "La Busetto non ha toccato nulla senza guanti", ha ribattuto la Lazzarini, secondo cui sarebbe stata l'imputata a strappare di dosso la collanina alla vittima. Quella collanina che la Busetto dichiarò essere di sua proprietà e su cui si impernierà con ogni probabilità gran parte dell'esito del processo.

"LA BUSETTO NON E' SCAPPATA PERCHE' VOLEVA UCCIDERLA" - Spetterà al collegio dei giudici della corte d'assise d'Appello decidere se le accuse di Susanna Lazzarini siano da ritenere veritiere o meno: secondo la teste, Monica Busetto sarebbe entrata nell'appartamento attirata dal trambusto. Lì, avrebbe deciso di concorrere nell'omicidio. Sarebbe potuta scappare o avrebbe potuto lanciare l'allarme in ogni momento. O almeno avrebbe potuto ribaltare la situazione, essendo minacciata da distante con un coltellaccio da cucina. Tra le "occasioni perse", per esempio, quando ha passato il ceppo dei coltelli alla "complice", quando è entrata in casa propria per indossare i guanti in lattice, quando ha lanciato il cavo del decoder a Milly e quest'ultima dice di aver poggiato il coltello sul tavolo. "Perché non ha reagito? Ha fatto tutto comandata da lei?", si chiede il legale. "Sì - risponde la Lazzarini - di cavolate ne ho fatte tante. Ma lei (la Busetto, ndr) era decisa ad ucciderla e non è scappata. Disse 'così la smette di rompermi e di sputtanarmi in giro'". Poi il primo patto tra le due: "'Qualunque cosa succeda tu non dire nulla', mi disse la Busetto quando stavo scappando - ricorda la Lazzarini - io l'ho sempre fatto. Ma lei non è stata di parola. Ho parlato perché avevo paura delle amicizie che lei aveva in carcere. Avevo paura per i miei figli". "Ma non dovrebbe essere il contrario?", ha chiesto l'avvocato Busetto. "Mi è stato assicurato che è protetta - ha concluso la Lazzarini - e poi la signora Busetto non è stata ai patti. Provo rabbia per questo".

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