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Cronaca

"Mazzacurati non si fidava di Brunetta, diceva di dover aiutare sottobanco Giorgio Orsoni"

A dichiararlo in Aula nel del processo Mose è stato Stefano Tomarelli, manager di Condotte: "Non so se gli siano stati dati soldi in nero, ma Mazzacurati disse che l'aveva aiutato"

"Mazzacurati non si fidava di Brunetta perché era imprevedibile, voleva avere un sindaco allineato. Aveva combattuto con Cacciari, che se ne inventava ogni giorno una di nuova. Voleva avere un sindaco amico". A dichiararlo è stato Stefano Tomarelli, manager di Condotte, che giovedì mattina è stato ascoltato in Aula nell'ambito del processo Mose in qualità di teste. "Quando elessero Orsoni, Mazzacurati disse che l'aveva aiutato con una partita fuori bilancio. Lo disse anche prima della campagna elettorale, che bisognava aiutarlo sottobanco - ha continuato - L'input era di assegnare contributi ufficiali uguali a entrambi i candidati, per non inimicarsi Brunetta".

L'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, secondo le parole di Tomarelli, avrebbe quindi lavorato per far vincere l'ex primo cittadino Giorgio Orsoni, imputato nel processo per finanziamento illecito ai partiti) con soldi non dichiarati ("negli interrogatori è chiaro che parlo di fondi neri", chiarisce a un certo punto) ma mantenendosi all'apparenza neutrale. Tomarelli nel corso dell'udienza ha spiegato di non avere elementi per dire che effettivamente quei soldi siano stati consegnati o meno, ma che Mazzacurati era un leader "autoritario", che non cercava lo scontro e voleva ubbidienza e consenso: "Per lui erano due facce della stessa medaglia", ha sottolineato. Di qui la scelta: favorire Orsoni, meno volubile agli occhi del ex capo del Cvn.

Anche se poi gli scontri ci furono eccome, come dimostra la querelle riguardante l'assegnazione dell'Arsenale al Comune: "Prima, nel 2011 prima c'erano stati problemi con l'ex ospedale al Mare del Lido - ha spiegato Tomarelli - il Comune doveva chiudere il bilancio e intervenne il Consorzio, che alleviò i conti del Comune. Non so se sia stato Mazzacurati a portarla a termine l'operazione. La rottura fu dopo, con l'Arsenale”. Il dirigente, tuttora indagato per quanto riguarda il giro di sovrafatturazioni per la costruzione di 8 cassoni del Mose (si tratta di un'inchiesta ancora in corso), ha confermato l'esistenza del "sistema Mose": "Se volevi lavorare dovevi pagare", ha spiegato. Affermando anche che "sono stati dati 250mila euro per ognuno degli 8 cassoni dal consorzio Mose 6. Questi soldi li ha percepiti Pio Savioli". Tomarelli ha dichiarato di essere a conoscenza anche di fondi neri assegnati all'ex magistrato alle acque Maria Rosa Piva: "Non so però quando e dove questi soldi siano stati consegnati. Però Mazzacurati diceva che glieli dava - ha concluso - Mazzacurati considerava i fondi neri una necessità per potare avanti comunque i lavori, pur tra mille difficoltà.

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