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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Mazzacurati non potrà rispondere sul caso Mose: "E' convinto di trovarsi a Mestre"

L'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova e "grande accusatore" nello scandalo Mose è stato ritenuto non in grado di deporre in Aula dal perito inviato in California per visitarlo

L'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova e grande accusatore nella vicenda di tangenti per il Mose, Giovanni Mazzacurati, è "inidoneo ad essere presente a processo e inidoneo a rispondere alle domande". Lo ha affermato giovedì davanti al Tribunale di Venezia il dottor Carlo Schenardi, perito del Collegio sullo stato di salute di Mazzacurati, riferendo della perizia svolta a La Jolla, in California, il 13 gennaio scorso.

Secondo il perito Mazzacurati, 83enne, soffre di una forma di demenza in stato avanzato. Che si sarebbe via via aggravata con il passare del tempo. Il problema principale che impedisce all'ex presidente del Cvn di essere presente in Aula a Venezia è la memoria, fortemente menomata. Il 13 gennaio scorso, in California, le risposte alle domande poste dal perito durante 2 ore di colloquio, non hanno portato a risultati positivi. Sono stati confermati gli esiti delle precedenti analisi cui Mazzacurati è stato sottoposto, come ad esempio il processo che ha visto imputato Marco Milanese. Mazzacurati sarebbe affetto da una sorta di "disintegrazione del ricordo", tanto da essere convinto di trovarsi ancora a Mestre. Impossibile, secondo il perito, che sia tutto frutto di finzione. Dunque Giovanni Mazzacurati non potrà deporre in Aula, perché non in grado di fornire risposte consapevoli.  

A questo punto la battaglia dei legali difensori degli 8 imputati, compreso l'ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni e l'ex ministro Altero Matteoli, si sposta sull'acquisizione nel dibattimento dei verbali resi da Mazzacurati al tempo delle indagini che hanno portato a galla il giro di tangenti che si è sviluppato attorno alla costruzione del Mose. L'acquisizione delle carte è stata chiesta ai giudici dal pubblico ministero Stefano Ancilotto.

Intanto su parte del processo incombe la mannagi della prescrizione, fatto che ha indotto il Movimento Cinque Stelle ad alzare la voce: "Il Mose non è solo una grande opera, ma soprattutto la più imponente macchina per corruzione scoperta dalla magistratura - si legge - Sono stati indagati tutti i livelli politici che hanno ruotato intorno a questa opera faraonica anche per le tangenti versate e le regalie offerte. Tutto questo lavoro delle forze dell'ordine, però, è a rischio prescrizione che arriverà nel settembre del 2017". A lanciare l'allarme sono i deputati M5S della commissione Giustizia e gli onorevoli pentastellati di Venezia: "Ecco perche' la corruzione la fa da padrona in Italia: si derubano i soldi dei cittadini - spiegano - ma nessuno paga. La prescrizione - sostengono - è la negazione della giustizia. Abbiamo presentato una proposta di legge che la bloccava al rinvio a giudizio in alternativa al giudizio di primo grado. Ovviamente tutti i partiti l'hanno bocciata, e questa situazione del Mose spiega bene il perché: i politici possono farla franca". Secondo M5S, "affinché tutta l'indagine sul Mose non muoia in questa maniera indecente è urgente che il governo e il ministro della Giustizia intervengano quanto prima, altrimenti saranno complici". 

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