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Cronaca

Mose, niente processo "ad hoc" per Orsoni e Sartori. Stralcio per la Piva

Nessun imputato in aula. Procedimento a sé per l'ex magistrato alle acque. Udienza rinviata, si fa sul serio dal 4 novembre. Diluvio di parti civili

È stato il giorno del Mose, anche se di imputati all'interno del palazzo di giustizia di Venezia non se ne sono visti. Al loro posto, nell'aula C della Corte d'Assise, una stuolo di avvocati, oltre che di rappresentanti della parti civili. Alla fine l'udienza è rinviata al 29 ottobre, data in cui si discuterà la definizione delle costituzioni delle parti civili. Il 4 novembre, invece, è fissata quella per le questioni pregiudiziali. Insomma, una giornata che più interlocutoria non si può quella di giovedì in laguna, ma comunque simbolica: d'ora in poi si entra in Tribunale, dopo l'ufficializzazione dei rinvii a giudizio.

Sono quattordici le realtà che hanno deciso di chiedere i danni per lo scandalo scoppiato in laguna ormai più di un anno fa, tra cui Regione, Comune di Venezia, Città Metropolitana, presidenza del Consiglio, ministero delle Infrastrutture, Adiconsum, Italia Nostra, Wwf, Ambiente Venezia, ecoistituto Langer, l'ex candidato sindaco Mario D'Elia, Codacons Nazionale e locale. Con loro anche tre privati cittadini privati. All'udienza anche i magistrati che hanno indagato sul giro vorticoso di tangenti che ha terremotato i piani alti della politica veneta. Oltre a chi ha patteggiato, tra cui l'ex presidente della Regione Giancarlo Galan e l'ex assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso, c'è infatti chi ha deciso di intraprendere la strada del processo.

Convinto della propria innocenza e di far valere le proprie ragioni in dibattimento. I punti interrogativi principali riguardavano il "destino" processuale per l'ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni e per l'ex eurodeputata Lia Sartori: per entrambi non ci sarà nessuno stralcio e quindi nessun processo "ad hoc". Gli avvocati dell'ex primo cittadino, Francesco Arata e Carlo Tremolada, non hanno nascosto il loro disappunto per le precedenti decisioni del Gup Andrea Comez, anche se era ampiamente nelle previsioni. Nell'interesse del loro assistito, puntavano a un dibattimento a sé, perché il reato contestato è di finanziamento illecito ai partiti, non di corruzione. Niente di tutto ciò, anche se è probabile che la richiesta sarà presentata nuovamente.

La linea difensiva è già comunque chiara: si punterà sulla malattia degenerativa che ha colpito l'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati. Secondo i legali non può essere che la malattia abbia messo "fuori gioco" Mazzacurati al punto da rendere impossibile un incidente probatorio appena 6 mesi dopo le sue prime dichiarazioni, nel 2013. Per assurdo i legali di Orsoni sarebbero stati pronti a chiedere il rito abbreviato se fosse arrivato l'ok per un nuovo incidente probatorio. Ma questo non è accaduto, dunque per la Sartori e l'ex sindaco niente dibattimento separato. "La difesa Orsoni afferma l'infondatezza dell'ipotesi d'accusa a lui riferita - dichiara l'avvocato Francesco Arata, che assieme al collega Carlo Tremolada difende l'ex primo cittadino - Il problema è il percorso per vedersela riconosciuta. Il problema sono i tempi di questo percorso. Abbiamo da ultimo chiesto che venisse fatta una citazione diretta davanti a un giudice che potesse in breve affermare gli argomenti seri della propria difesa. Invece la scelta di inserire Giorgio Orsoni nel processo Mose allunga i tempi e crea ulteriori problemi d'immagine. Adesso siamo in udienza preliminare, fiducia nel giudice e faremo la nostra battaglia di merito nel processo".

In mattinata il rito abbreviato è stato chiesto anche da due imprenditori. Procedimento a sé, invece, per l'ex magistrato alle Acque Maria Giovanna Piva. Lo stralcio è stato disposto per un difetto di notifica: le sue carte, come chiesto nei giorni scorsi dai legali, tornano in Procura. Tant'è vero che l'avvocato difensore Emanuele Fragasso Jr è uscito dopo un'ora e mezza dall'inizio dell'udienza. Per la Piva si avvicina la prescrizione, che scatterà l'anno prossimo. Dunque i tempi sono molto stretti. Attesa anche per la decisione del Gup nei confronti dell'ex ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, che con il suo avvocato chiederà con ogni probabilità il trasferimento degli atti a Roma, visto che gli episodi di corruzione contestati dalla Procura sarebbero stati commessi nella Capitale.

Tra i più combattivi tra le parti civili l'ex candidato sindaco Mario D'Elia, noto alle cronache veneziane per le sue battaglie separatiste tra Venezia e Mestre, che si è sentito 'vittima' della campagna elettorale di Orsoni che, secondo l'accusa, aveva ricevuto circa 500mila euro dal Consorzio Venezia Nuova all'epoca presieduto da Giovanni Mazzacurati. Per D'Elia, se Orsoni dovesse andare a giudizio ed essere condannato "a risarcire il danno dovrebbe essere il Pd che ne ha sostenuto la candidatura e di fatto gestito il denaro per la campagna elettorale". Lo stesso D'Elia, fuori dall'aula, si è poi domandato "come mai il parlamentare di Forza Italia Renato Brunetta non abbia chiesto di essere ammesso come parte civile essendo stato candidato anche lui nella stessa tornata elettorale giungendo secondo". Italia Nostra, invece, ha chiesto di essere parte civile perché con la distrazione del denaro per il Mose in dazioni si sarebbero sottratti, negli anni, milioni di euro che avrebbero potuto essere 'investiti' in altre opere di tutela della città lagunare.
 

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