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Cronaca

Spazio insufficiente per i profughi dopo la gara. E il prefetto minaccia denunce

Nel mirino i sindaci sospettati di fare pressione sulle strutture che offrono posti, Cuttaia parla di turbativa d'asta. Pavanello (Anci) insiste: "I numeri assegnati non sono sostenibili"

Continua il braccio di ferro tra sindaci e prefetto sul tema migranti, ma stavolta i toni si alzano. Anche perché, ancora una volta, l'emergenza è alle porte. Giovedì pomeriggio l'ultimo incontro in prefettura per fare il punto della situazione sulla distribuzione dei vecchi e dei nuovi arrivi, anche alla luce dei risultati del recente bando indetto per il reperimento di posti in strutture private. E qui c'è il primo inghippo: secondo i dati comunicati dal prefetto Domenico Cuttaia, l'adesione è stata piuttosto scarsa, e comunque insufficiente a coprire i 1788 messi a disposizione. In totale, finora, siamo a quota 559 domande, circa un terzo. Troppo pochi. Scarsa in generale è anche la collaborazione dimostrata dai sindaci della provincia, come comprovato dalle presenze al vertice di giovedì: c'erano solo i rappresentanti di Mira, Scorzè, Santa Maria di Sala, Salzano e Venezia, oltre a Maria Rosa Pavanello, sindaco di Mirano e presidente dei Comuni del Veneto.

Quello che il prefetto ha tenuto a sottolineare, comunque, è che intende far luce sulle "misteriose" disdette dell'ultimo momento da parte di chi in un primo tempo si dichiara disponibile ad offrire ospitalità: lo scorso anno, tanto per fare un esempio, l’esito della gara aveva dato un certo risultato, ma dopo qualche giorno la maggior parte delle offerte era stata ritirata. Il sospetto è che gli enti coinvolti abbiano subìto qualche tipo di pressione dalle amministrazioni locali. Di conseguenza era saltato il piano di ridistribuzione ipotizzato dalla prefettura. Una eventualità che naturalmente preoccupa Cuttaia, che quindi avverte: con il bando attuale i sindaci saranno comunque informati, ma in caso di dietrofront saranno chieste le ragioni. E se queste si rivelassero poco convincenti, o se vi fosse il presentimento di "condizionamenti" esterni, verrebbe informata la magistratura: si tratterebbe di un fatto grave, dice il prefetto, configurabile come turbativa d'asta. Tutto questo nell'interesse dei cittadini e del territorio, specialmente di quelle zone in cui al momento la presenza di profughi è ben oltre il livello di guardia: a Conetta, frazione di appena 200 abitanti, ne sono ospitati tra i 500 e i 600. Mentre il dirigente dell’ufficio immigrazione della questura di Venezia, Valentina Cetroni, nega la possibilità che i rifugiati possano costituire pericolo sociale: dei 1.300 presenti nel nostro territorio, ad aver avuto problemi con la giustizia è circa l’1 per cento. Anzi, ci sono esempi di integrazione perfettamente riuscita, come quello di Salzano dove i profughi danno una mano con lavori socialmente utili.

Altri invece dichiarano di non avere alcuna intenzione di accettare l’imposizione degli arrivi: primo fra tutti Giovanni Battista Mestriner, sindaco di Scorzè, che rifiuta categorimente di accogliere nuovi profughi e minaccia di dare battaglia. Nel suo comune, dopo il bando, saranno ospitate otto persone. Cuttaia però insiste: 28 Comuni sui 44 della provincia non hanno dato disponibilità. Se in questi territori fossero ospitati 10 o 15 migranti il caso Conetta non esisterebbe. Complessivamente, comunque, il Veneto è tra le regioni che hanno fatto di più: altri 443 arrivi e la quota ministeriale sarà raggiunta. Secondo la Pavanello, anzi, l'esito di questo bando dimostra che i numeri assegnati al Veneto sono insostenibili.

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