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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

La Rete per aiutare le donne vittime della tratta si allarga: "182 casi da inizio anno"

Il progetto, che vede Ca' Farsetti capofila, ha respiro regionale e inizierà il 1 settembre. E' stato finanziato con 1 milione 300mila euro da Roma: "Numeri della piaga sono in crescita"

Il Dipartimento Pari Opportunità, all'interno del Piano Nazionale Antitratta, approvato dal Governo nel febbraio scorso, ha finanziato il Progetto N.A.Ve presentato dal Comune di Venezia e da un rete di partner pubblici (tutti i capoluoghi di provincia del Veneto) e del privato sociale della Regione Veneto. Il progetto realizzerà, da settembre 2016 a dicembre 2017, 300 programmi di emersione, assistenza e integrazione sociale a favore di vittime di tratta e grave sfruttamento all'interno del territorio del Veneto. Il progetto approvato potrà contare su un finanziamento di 1 milione e 300mila euro da parte del Dipartimento Pari Opportunità, cui si aggiungono le risorse stanziate dalla Regione (140mila euro).

Il Comune di Venezia, che fin dal 1999 è capofila di progetti di assistenza alle vittime di tratta e grave sfruttamento e che dal 2000 gestisce, per conto dello stesso Dipartimento, il numero verde nazionale in aiuto alle vittime di tratta (800.290.290), è stato identificato come soggetto autorevole e all'avanguardia nei programmi di integrazione sociale delle persone che scelgono di sottrarsi alle condizioni di grave sfruttamento, contribuendo così anche alla lotta alla tratta di essere umani.

Importanti le novità rispetto al passato: integrale finanziamento delle spese sostenute dal capofila e dai partner (negli anni passati era obbligatorio un cofinanziamento dell’ente per almeno il 30% dell’importo complessivo); il superamento della divisione progettuale tra emersione delle vittime e inclusione sociale delle stesse; la partnership della Regione Veneto nel progetto; un fattivo contributo di tutti gli Enti Locali capoluoghi di Provincia; la co-progettazione della rete del privato sociale; la creazione di micro equipe dedicate in ogni territorio provinciale.

La partecipazione di Procura della Repubblica di Venezia, Prefettura di Venezia, Legione Carabinieri Veneto, tutte le Questure del Veneto, Direzione interregionale del lavoro, sindacati, ULSS, le Università di Padova e Verona e organizzazioni del mondo del lavoro hanno fatto assumere al progetto il carattere di lavoro multi-agenzia. Dal gennaio 2016 a oggi sono state 182 le vittime di tratta o grave sfruttamento che sono emerse chiedendo aiuto agli operatori del progetto (erano state 120 nello stesso periodo del 2015). Di queste, 48 sono state prese in carico avviando un programma di assistenza individuale (erano 32 nello stesso periodo del 2015). Quasi il 60% delle vittime del 2016 appartiene all'ambito dello sfruttamento sessuale, il 27% sono vittime di economie illegali forzate, mentre il rimanente emerge nell'ambito dello sfruttamento lavorativo o dell'accattonaggio.

“Questi dati – ha dichiarato l’assessore comunale alla Coesione sociale, Simone Venturini - dimostrano l’impegno costante e continuo del Comune per combattere i fenomeni di tratta e sfruttamento presenti nel nostro territorio. Le novità introdotte nell’ultimo anno e i contenuti del progetto appena approvato contribuiranno notevolmente all’opera quotidiana di emersione dallo sfruttamento, con grande beneficio anche alle attività di indagine e di smantellamento delle reti criminali. Desidero ringraziare la responsabile dell’Unità, Cinzia Bragagnolo, e tutto il personale altamente qualificato impiegato in queste importanti progetti”. Il progetto N.A.Ve prenderà ufficialmente il via l'1 settembre 2016, e sarà gestito dal Servizio Protezione e Inclusione sociale, Unità Operativa Complessa Protezione umanitaria e sociale del Comune di Venezia.

E' intervenuto sui centri antiviolenza anche il presidente del Veneto, Luca Zaia: “Il Veneto non intende rinunciare ad uno dei suoi primati di civiltà: offrire alle donne vittime di violenza e aggressioni, una opportunità concreta di salvezza e cambiamento. Siamo la seconda regione in Italia, dopo il Piemonte, per finanziamento medio alle strutture che operano in aiuto e a tutela delle donne vittime di violenza. E non vogliamo che la rete delle 42 strutture che lo scorso anno ha ascoltato 6mila donne, accolto con colloqui e percorsi 2mila e ospitato un centinaio in case protette debba rinunciare, per mancanza di mezzi, a svolgere il proprio prezioso lavoro - ha commentato - Ai detrattori che continuano a sostenere che il Veneto ha tagliato i fondi ai centri antiviolenza rispondo con i numeri (400 mila euro del bilancio regionale impegnati dal 2016 al 2018 per una rete di strutture che si è ampliata da 36 a 42 centri) e con i fatti: il Veneto non intende rinunciare a un primato di civiltà e anticipa in proprio i finanziamenti. In attesa che il Governo, dopo tante parole, si decida a fare la propria parte”.

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