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Cronaca

Sicurezza in ospedale: Ulss 3 e questura unite per gestire i pazienti "non collaborativi"

Nasce un progetto per la formazione del personale sanitario. L'iniziativa si aggiunge al rafforzamento dei presidi di polizia in alcuni nosocomi

Quello dei pazienti non collaborativi è un problema pressoché quotidiano nelle strutture sanitarie veneziane, che in alcuni casi assurti agli onori della cronaca ha avuto risvolti violenti risolti solo con l'intervento delle forze dell'ordine. È proprio per garantire una maggiore sicurezza nei presidi ospedalieri che Ulss 3 e Questura di Venezia hanno avviato un progetto per formare i sanitari nella gestione dei soggetti più delicati, con disturbi comportamentali o inclini all'aggressività.

Da una parte, su indicazione del capo della polizia, Lamberto Giannini, è stato ripristinato il vecchio "drappello" di polizia, con turni h24 negli ospedali di Mestre e Venezia, e entro giugno parimenti si farà anche nei presidi di Chioggia e Jesolo in vista della stagione estiva. Dall'altra parte, però, le istituzioni ritengono necessario mettere gli operatori sanitari nelle condizioni di saper affrontare in base a certe linee guida le criticità.

Il piano sarà articolato in fasi successive, e partirà con un workshop in cui forze di polizia e sanitari - in particolare personale di pronto soccorso, Psichiatria e Suem 118 - individueranno necessità e criticità; saranno poi stese delle linee guide condivise, che saranno trasmesse agli operatori del territorio con giornate formative ad hoc, creando così una rete di conoscenze tra persone che operano nel settore ma con competenze differenti.

«Quando ci sono soggetti non collaborativi - ha detto il questore, Maurizio Masciopinto -, specie se in condizione psichica non controllabile, molto spesso si chiede l'intervento della polizia. Ma l'approccio con certi tipi di pazienti può variare, per questo abbiamo pensato che un momento di formazione con le direzioni sanitarie e gli psichiatri possa porre le basi per una serie di linee di intervento nelle gestione dei casi».

Per il direttore generale dell'azienda sanitaria Serenissima, Edgardo Contato, si tratta di una importante logica di collaborazione, «che vede le istituzioni di Venezia impegnate a lavorare insieme per trovare soluzioni a problemi complessi. Gestire la sicurezza è un problema serissimo - ha aggiunto il dg -, specie in strutture in cui le persone esprimono anche aspetti inconsueti del loro essere. I medici devono gestire la patologia e il disagio della persona, ma allo stesso tempo deve anche essere garantita la sicurezza degli operatori».

«Il progetto interesserà anche le altre forze di polizia e il corpo dei vigili urbani - ha precisato il prefetto, Michele Di Bari -, perché si tratta di una filiera di sicurezza che abbiamo intenzione di porre in essere, affinché determinati episodi che possono capitare non si ripetano».

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