La protesta a Conetta non si ferma, martedì profughi in marcia: "Arriviamo a Venezia"
I manifestanti hanno esibito cartelli con scritto: "Il ministero dell'Interno deve guardare la nostra situazione". Poi "trasloco" con le valige fino a Codevigo. Dialogo con la Prefettura
Dopo le proteste di lunedì, martedì si è fatto il bis. Perché le questioni rimangono irrisolte e loro, con la prospettiva dell'inverno in arrivo, chiedono che qualcuno intervenga per lenire il freddo e l'umidità nelle tende. Sono tornati in strada i profughi ospitati nell'ex base di Conetta: all'inizio si sono posizionati in corrispondenza della piazza della frazione di Cona e hanno iniziato un sit-in per chiedere al ministero dell'Interno di prendere provvedimenti. Sul posto si è portato il vicario della prefetto, Sebastiano Cento, per aprire un dialogo con gli scontenti e capire quali siano le loro rimostranze. In tanti hanno dichiarato che non vogliono fare più rientro nel campo. Anzi, in tarda mattinata si sono incamminati, valige in mano, alla volta del centro di Cona. Poi la decisione: "Arriveremo fino a Venezia". Così più di un centinaio di migranti si sono messi in marcia camminando tutto il giorno. Il loro bagaglio in mano. L'intento era di incontrare il prefetto Carlo Boffi e indurre Ca' Corner a trovare una soluzione. I manifestanti con il calare dell'oscurità, sorvegliati a vista dalle forze dell'ordine, si sono fermati a Santa Margherita di Codevigo. Lì hanno dichiarato la volontà di passare la notte. Gli uomini in divisa hanno cercato di riportarli a più miti consigli. Sul posto anche due bus della coop che gestisce l'accoglienza dove i profughi hanno passato la notte tra martedì e mercoledì. Lo scontento è serpeggiato nell'ex base Nato e ora si è moltiplicato.
Ripartono i blocchi
I primi ospitati nella struttura hanno lasciato l'ex compendio militare verso le 7.30 per dirigersi verso l'intersezione tra via Rottanova e la strada provinciale 5. Come 24 ore prima hanno a tratti cercato di bloccare il traffico al grido di "Cona no buono". Lunedì a decidere di alzare la voce sono stati soprattutto gli ivoriani. Ma la popolazione nell'ex base è eterogenea e allo stato conta circa 1.100 richiedenti asilo.
I motivi della protesta
Numerose le rimostranze dei manifestanti: dal cibo alla lentezza delle procedure burocratiche di richiesta asilo, dal sovraffollamento (comunque inferiore rispetto ai mesi scorsi) alla decisione della cooperativa che ha in gestione l'accoglienza di rimuovere alcune stufette elettriche dalle tende per motivi di sicurezza. In più lunedì la questura ha notificato la revoca delle misure di accoglienza a un profugo ivoriano per un'aggressione di cui si è reso protagonista nei mesi scorsi nel campo. Altra motivazione che ha indotto i "compagni" a uscire dall'ex base e protestare.