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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Su Napolitano a Venezia "non c'è da festeggiare": le contro-manifestazioni

Non pochi gli oppositori alla visita del Presidente il prossimo venerdì, per l'anniversario della Marina Militare: il digiuno degli indipendentisti, l'invito rifiutato da due consiglieri comunali

C’è ben poco da festeggiare”: diverse le motivazioni, differenti i toni, lontane le modalità di attuazione, ma il motto non cambia. Ad accogliere il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in piazza San Marco, il prossimo venerdì 8 giugno – in occasione delle celebrazioni per il 151esimo anniversario della Marina Militare e per il 50esimo anniversario della fondazione del collegio navale Morosini – non ci saranno solo il giubilo e l’euforia di un’intera categoria e dei suoi sostenitori. Non sono bastate le dichiarazioni di vicinanza alla popolazione emiliana, duramente colpita dal sisma, e neppure le manifestazioni di solidarietà, attraverso la raccolta fondi prevista in occasione del concerto che la banda musicale della Marina terrà domani sera, giovedì 6 giugno, al Teatro La Fenice, alla presenza dello stesso Napolitano.

A suon di “Non è il momento per celebrazioni militari", due consiglieri comunali di Venezia, Beppe Caccia e Camilla Seibezzi, appartenenti alla lista civica "in comune", hanno, infatti, rifiutato l'invito ad intervenire alle celebrazioni. “Cortesemente ma fermamente, decliniamo l'invito", hanno scritto in risposta al sindaco Giorgio Orsoni.


Caccia, esponente storico dei Verdi, e Seibezzi, presidente della commissione comunale cultura, ritengono sia "quanto meno inopportuno che in questo momento, con l'incalzare della crisi economica e migliaia di sfollati del terremoto che dormono nelle tendopoli, si festeggi in questo modo". "Tra concerti, cene, parate in Piazza e navi in Bacino”, proseguono i due, “la Marina Militare spenderà per autocelebrarsi centinaia di migliaia di euro (non conosciamo la cifra esatta) di soldi pubblici, mentre il nostro Comune è strangolato dalle scelte finanziarie dello Stato centrale: Imu, Patto di stabilità, tagli ai trasferimenti". Il riferimento è, in particolare, al piano, proposto dalla rete "Sbilanciamoci", di riduzione e riconversione delle spese militari, da orientare in senso sociale per superare la crisi. Forse, azzardano i consiglieri infine, “con il Presidente della Repubblica, anche capo delle Forze Armate, sarebbe stato più utile affrontare questi temi. Per queste ragioni, noi non ci stiamo, non possiamo starci e non ci saremo".

La protesta, però, si allarga per raggiungere anche le sponde degli indipendentisti veneti, contrari alla visita di Napolitano. La forma da loro scelta è quella, silenziosamente altisonante, del digiuno forzato. "Siamo qui – hanno affermato ieri in conferenza stampa in Piazza San Marco – “per denunciare l'occupazione del Veneto da parte di uno Stato occupante il cui il Capo dopodomani verrà qui a San Marco". Stringendo la fascia della “Repubblica Veneta” e del “Parlamento Veneto”, denunciano come quella di venerdì sarà "una manifestazione sullo splendore storico di Venezia, fingendo di ignorare che la città sta morendo".

A schierarsi contro il governo centrale, è poi anche l’USB (Unione Sindacati di Base) Venezia, i cui iscritti, in occasione delle celebrazioni di venerdì, terranno un presidio in piazzale Roma, dalle 10.30 alle 13, con tanto di striscioni, bandiere, megafoni e volantini da distribuire lungo il ponte di Calatrava. Il leit-motiv sarà “Via il governo Monti, via il governo dei banchieri”. L’attacco è, in particolare, “all'aumento della precarietà e alla cancellazione dell'articolo 18”, ma anche “all'aumento delle tasse, all'IMU e all'aumento dell'IVA” e ancora “al ricatto del debito operato dalle banche e dall'Unione Europea”. “Diritto alla salute e alla sicurezza sui posti di lavoro”, in definitiva, per un urlo che si preannuncia essere di tono tutt’altro che sommesso.

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