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Cronaca Dolo / Via Benedetto Cairoli

Giovani ma già banditi, rapinarono una tabaccheria a Dolo: incastrati

Una batteria di ventenni criminali aveva assaltato una tabaccheria pistole in pugno il 1 febbraio scorso in via Cairoli. Tra loro dei trasfertisti siciliani

Avevano terrorizzato Dolo con quella rapina. Si era parlato anche di possibili "nuove leve" del crimine venete in grado di mettere in piedi colpi in grande stile. Il mistero attorno all'assalto alla tabaccheria "Da Mario" del 1 febbraio scorso, però, è durato circa tre settimane, fino a quando i carabinieri si sono imbattuti nelle armi (due vere e due finte) e nei passamontagna utilizzati per il colpo. Il "grosso" si trovava in due abitazioni di Marghera in cui risiedono due dei cinque componenti del commando.

Per trovare i restanti bisogna spingersi molto più giù nella Penisola. In Sicilia. Sabato mattina, infatti, i militari dell'Arma hanno perquisito cinque abitazioni, due nella città giardino e tre nel Palermitano. E il cerchio per i cinque giovani (già durante il blitz si era capito che erano poco più che adolescenti) si è chiuso. Il più "anziano" del gruppo è di 22 anni. Criminali fino ad ora incensurati, che avevano organizzato il colpo nei minimi particolari. Verso sera il 1 febbraio due banditi erano entrati nella tabaccheria minacciando con le pistole il titolare e un cliente che si trovava all'interno. "Dame i schei", una frase del genere era stata urlata con le pistole spianate. Altri due complici si erano posizionati davanti alla vetrina, per controllare che nessuno potesse mandare a gambe all'aria il piano. Un quinto, invece, aspettava a bordo di un'auto poco distante. Pronto a raccogliere i banditi, fino ad ora incensurati, per poi scappare via.

Un bottino da poco più di duemila euro per loro, con in più gratta e vinci e ricariche telefoniche. Un colpo "pulito". I cinque amici, che per chissà quale motivo si sono messi in testa di organizzare la rapina, hanno con ogni probabilità fatto qualche passo falso nei giorni successivi all'incursione criminale. I trasfertisti siciliani, poi, dopo una decina di giorni se ne sono tornati a casa dopo aver salutato i compari, anch'essi di origini siciliane ma trapiantati da tempo con le proprie famiglie in laguna.

Oltre alla descrizione della corporatura dei due aggressori, il titolare della tabaccheria non ha potuto fornire molti elementi. Poi la svolta. Qualche giorno dopo. I gratta e vinci, infatti, per essere monetizzati devono anche essere riscossi. E per farlo serve raggiungere una tabaccheria e consegnare il tagliando vincente. Un numero di vincite che deve aver fatto saltare la pulce al naso a qualche negoziante e ai carabinieri della tenenza di Dolo, coordinati dal tenente Gabriele Favero. Attraverso appostamenti e telecamere si è deciso quindi di sondare questa pista investigativa. Facendo centro.

Sabato mattina alla fine sono scattate le perquisizioni. In Sicilia è stata trovata e sequestrata una pistola (vera) e parte del bottino, a Marghera il resto. In tutto sono stati requisiti gratta e vinci vincenti ma ancora da incassare, tre passamontagna e quattro pistole. Cartucce comprese. Tutti elementi, ma un ruolo le indagini lo hanno giocato anche i social network, che hanno contribuito a incastrare i cinque ragazzi. Tutti denunciati per rapina a mano armata e ricettazione in attesa dei rilievi dattiloscopici.

IL MATERIALE SEQUESTRATO

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