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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Mestre Centro

Serie di rapine ai danni di gioiellieri: in manette sei banditi residenti a Mestre

Gli arrestati, di etnia rom e residenti nel campo di via del Grano facevano parte di una banda di dieci persone che si era macchiata di sette colpi da centinaia di migliaia di euro nel 2008

Andavano "in trasferta" per commettere i loro reati, poi rientravano nelle loro province di residenza con il bottino. In manette per associazione a delinquere dieci persone, tra cui sei che vivevano a Mestre. L'operazione della squadra mobile è stata condotta all'alba di ieri. Sei arrestati sono di etnia rom, tra cui alcuni vivevano nel nuovo campo sinti di via del Grano. Un altro complice, tra i capi dell'organizzazione, si trovava già recluso nel carcere di Udine, mentre il fratello si trovava nel capoluogo friulano. R.H., già conosciuto dalle forze dell'ordine per essere stato arrestato nell'ambito di indagini per ricatti a uomini d'affari in ville sul Garda, si trovava già nel carcere di Santa Maria Maggiore. Nella casa circondariale di Foggia, invece, è stata notificata un'ordinanza di custodia cautelare a G.D.B., 41enne, detenuto per altre ragioni.

Secondo la questura di Genova, che ha condotto le indagini, i malviventi avevano messo a segno almeno sette colpi ai danni di gioiellieri e rappresentanti orafi. Per ostacolare le indagini queste rapine sono state perpetrate lontano dai luoghi di residenza: a Genova, Vicenza, Modena, Alessandria e Padova, per un bottino complessivo di diverse centinaia di migliaia di euro.

L'indagine, denominata "Duck", dal soprannome di uno degli indagati, è stata avviata in coincidenza di un significativo incremento nel 2008 di questo tipo di reati nel Nord Italia, quando a Genova venne rapinato un rappresentante orafo vicentino, sino ai primi mesi del 2009. Gli accertamenti hanno messo in luce la particolare professionalità della banda che operava sempre con la stessa tecnica, agganciando la vittima a bordo di autovetture, pedinandola, utilizzando ricetrasmittenti. Accertata la condizione più favorevole, la banda entrava in azione distraendo i rappresentanti e, utilizzando diversi stratagemmi tra cui la rottura di un vetro o la foratura di un pneumatico dell'autovettura della vittima, la costringevano a fermarsi per poi rubare il campionario.

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