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Cronaca

Internet più sicuro: la Postale in cattedra per prevenire estorsioni, diffamazione e stalking

Nel 2018 più di 150 i casi trattati nel Veneziano, tra diffamazione, stalking, furto d'identità ed estorsione. Incontri nelle scuole per sensibilizzare l'uso corretto di internet

Due casi di stalking trattati, 18 di diffamazione online e 17 di minacce ed estorsioni. Cui si aggiungono 68 furti d'identità digitale, 53 casi di diffusione di materiale pedopornografico e 8 sex extortion. Sono questi i numeri del Compartimento di polizia postale per il Veneto nel 2018, relativamente alla sola area della Città metropolitana di Venezia. È anche in virtù di numeri in crescita e fenomeni preoccupanti legati al mondo spesso incontrollato del web che martedì 5 febbraio, nel Safer Internet Day, la polizia postale, in collaborazione con il ministero dell'Istruzione, ha organizzato workshop e dibattiti sul tema in alcune scuole del Veneto (l'istituto Volta nel Veneziano).

Safer Internet Day

Il Safer Internet Day non è una novità e anche quest'anno ha il compito di fungere da campanello d'allarme, come ha sottolineato la dirigente del compartimento di polizia postale e delle comunicazioni del Veneto, Alessandra Belardini. «Questa giornata - ha spiegato - ci mette in guardia su cosa possiamo fare per far capire ai giovani (ma anche agli adulti) i rischi che si possono evitare nel web con una piccola regola d'ingaggio, che è la riflessione. È una giornata per un internet migliore».

L'adescamento social

La dirigente, nel corso di una conferenza stampa tenutasi nella sede della polizia postale di via Cappelletto a Mestre, ha sottolineato come molti dei reati informatici, al giorno d'oggi, siano perpetrati attraverso Instagram. Mezzi social come Facebook o WhatsApp hanno perso mordente, i giovani fanno largo uso del social per immagini ed è proprio lì che si nascondono i pericoli maggiori. Il problema più grosso, senza dubbio, è quello dell'adescamento di minori. I malintenzionati, con profili fasulli creati "ad hoc", seducono il minore di turno e ne diventano, di fatto, dei confidenti. Dalla chat di Instagram si passa allo scambio di numeri e alla possibile localizzazione della vittima. A questo punto scatta la soggezione psicologica, con veri e proprii ricatti, difficili da gestire per i più giovani: «Se non mi mandi le foto lo dico ai tuoi genitori», «So dove abiti» o ancora «Vengo fuori dalla tua scuola». Dalla foto si passa alla foto spinta o al video, e il ricatto si fa di proporzioni sempre maggiori. «Ad adescare i giovani - ha sottolineato Belardini - sono spesso professionisti, magari laureati o con famiglie, che cercano un momento di "trasgressione"». 

Condivisione e disinformazione

«Il primo comportamento sbagliato dei giovani sui social - ha spiegato Belardini - è il fenomeno della condivisione. Foto personali, del primo bacio, delle prime esperienze sono condivise senza ragionare». Spesso si tratta di foto condivise con amici stretti, che a loro volta le condividono nella propria cerchia, via via sempre più larga. Una foto che dovrebbe sostare in un raggio breve, diviene così di pubblico dominio. Una condivisione sbagliata che è tra le prime cause di cyberbullismo e disagio psicologico. «Il primo comportamento sbagliato degli adulti sui social - invece - ha concluso la diregente del Compartimento - è la disinformazione. Sono molte le cose che potremmo fare in sicurezza online, ma che nei fatti, non facciamo».

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