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Cronaca

La replica dopo l'azione degli attivisti: «Causa condivisibile, ma condanniamo il gesto»

Lettera del direttore delle Gallerie dell'Accademia, dove domenica due manifestanti hanno toccato uno dei dipinti esposti

Il direttore delle Gallerie dell'Accademia di Venezia, Giulio Manieri Elia, risponde con una lettera al gesto di due attiviste che, domenica mattina, hanno appoggiato le mani su un dipinto del Giorgione come azione di protesta: «Pur vivendo una reale preoccupazione per le condizioni nelle quali versa il pianeta e pur auspicando interventi adeguati per un’inversione di tendenza, ci vediamo costretti a condannare senza appello le modalità della protesta e desideriamo invitare tutti a una riflessione pacata e approfondita», scrive il direttore.

Secondo Manieri Elia, infatti, «non si è trattato di una manifestazione non violenta» perché «sono stati arrecati danni allo speciale vetro antiriflesso che protegge la Tempesta e alla cornice del dipinto, che hanno richiesto l’intervento dei nostri restauratori. Inoltre, la sala interessata, una delle più importanti di tutto il museo, è rimasta chiusa per ben due giorni per consentire i lavori di restauro, causando disagio e proteste da parte dei visitatori arrivati da tutto il mondo per ammirare i capolavori di Giorgione».

Inoltre, «il comportamento tenuto dai manifestanti ha messo a rischio l’incolumità delle opere d’arte esposte, sulle quali deve intervenire solo personale specializzato. Avvicinarsi e toccare importanti dipinti con le mani imbrattate di colla, lasciarsi cadere a terra in maniera scomposta a pochi centimetri dalle opere nel momento in cui agisce il personale di vigilanza compromette la sicurezza del patrimonio artistico». Infine, sostiene il direttore, l'iniziativa «non salva il pianeta e, a nostro avviso, non mette in buona luce una nobile causa. Invitiamo gli autori di queste azioni - conclude - a non mettere mai più a rischio il patrimonio artistico e a non danneggiare l’attività delle istituzioni culturali. Restiamo disponibili a un confronto aperto e approfondito, purché sia davvero civile e non violento».

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