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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Mira / Via Sambruson, 33

Un anno dopo la distruzione, riapre la fioreria "simbolo" del tornado: "Senza aiuti statali"

Il vivaio "Il Parco" di Mira riaprirà i battenti l'1 ottobre 2016, tra mille difficoltà economiche e la difficoltà di avere un mutuo. "Ripartiamo, ma la situazione non è rosea"

La difficoltà di ripartire, la voglia e la necessità di tornare a lavorare in pianta stabile, in quel negozio devastato dal terribile tornado che ha colpito la Riviera del Brenta l'8 luglio 2015. L'urlo di Katia Masato, la titolare della Fioreria Il Parco di Mira, aveva fatto il giro del web nell'estate dello scorso anno, la rappresentazione vivida del terrore di chi ha vissuto la distruzione in prima persona, e ancor oggi ne sta pagando le conseguenze.

Dopo che la calamità naturale ha messo in ginocchio anche il suo vivaio di via Sambruson, Katia, che gestisce la sua attività con la madre, ha fatto tutto il possibile per ripartire. Dapprima sfruttando un negozio sfitto, concesso in comodato d'uso per un anno da una famiglia del posto, per ricominciare a tornare ad una seppur parziale normalità, successivamente (e in parallelo) concentrando i propri sforzi per ricostruire il suo vivaio. Sono stati 14 mesi difficili, segnati dalla quasi totale mancanza di aiuti, se non le donazioni dei privati, utili per acquistare i primi strumenti per ripartire. Ora, l'1 ottobre, Il Parco riapre, tra mille difficoltà e debiti, istituti di credito che non concedono prestiti, pendenze con le imprese di costruzione.

"Dallo Stato e dalle Regione non abbiamo avuto nulla - commenta Katia con evidente amarezza - Zero. I soldi sono stanziati per i privati, e noi, le aziende, siamo rimasti con un pugno di mosche in mano". Il Comune di Mira, nel suo piccolo, aveva cercato di dare un contributo, destinando il 10% dei fondi alle aziende, ma a delle precise condizioni. "Ho ricevuto un acconto di 8400 euro a marzo - sottolinea Katia - ma a dicembre dovrò restituirili tutti". Entro la fine del 2016, infatti, le imprese dovranno portare in Comune le fatture relative alle spese effettuate per la ricostruzione delle proprie attività: se i costi sostenuti non supereranno la metà dei danni subiti e certificati, l'acconto dovrà essere restituito per intero. "Ho subito danni per oltre 1 milione e 400mila euro - continua la proprietaria - e ora dovrei portare fatture per 700mila euro. Ma per cercare di ripartire ne ho spesi meno della metà. Quindi sarò costretta a ridare tutto indietro".

Le aspettative, purtroppo, non sono delle più rosee: "Dopo il tornado ho ricevuto 300mila euro, ma impianti di irrigazione e serre non erano assicurati. Il 30 novembre dovrò saldare i debiti con l'impresa di costruzione, e mancano ancora più di 100mila euro. Sono alla ricerca di una banca che mi finanzi per poter pagare chi mi ha aiutato, ma trovare un istituto che conceda un mutuo, oggi, è quasi impossibile". Quello che è stato uno dei simboli della sciagura del tornado, quindi, torna a rivivere, nella speranza che col tempo, una situazione ancora disastrata, possa tornare alla normalità.

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