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Cronaca

Soluzione veneta per i rifiuti tornati dalla Tunisia?

Secondo indiscrezioni arrivate da Roma, un gruppo di privati starebbe cercando uno sbocco a Nordest per il trattamento di 6mila tonnellate di scarti che attulamente si trovano nella zona di Salerno

La vicenda dei rifiuti italiani finiti illegalmente in Tunisia e poi rispediti nel Salernitano, oltre oltre ad un caso diplomatico, sta diventando un caso politico. Della questione si starebbe occupando la nostra intelligence, sia per ragioni di carattere internazionale che per ragioni domestiche, di caratura ambientale come sociale. Ma non è ancora chiaro che destino avranno i 213 container di rifiuti (per un totale di circa 6 mila tonnellate di materiale) se non che, provvisoriamente, saranno stoccati in un deposito militare.

I media campani parlano di località del Salernitano. Tuttavia da alcune settimane alcuni componenti del Copasir sarebbero venuti in possesso «di uno schema di business plan tra società di diritto privato» in forza del quale, come scrive Marco Milioni su VicenzaToday, una parte rilevante di quei rifiuti, magari dopo alcuni passaggi intermedi di natura anche industriale, potrebbe finire in terra veneta: l'inceneritore di Fusina, quello di Padova, quello di Schio (Vicenza) e la discarica regionale di Sant'Urbano (Padova) potrebbero essere punti di arrivo dei rifiuti. Il cui trattamento, almeno in parte, potrebbe essere anche affidato ad una spa del comprensorio euganeo, sempre nel padovano. Queste, almeno, sono le voci di corridoio che circolano dalle parti del Copasir, l'organismo bicamerale che sovrintende alla vigilanza sui servizi segreti. I quali in questo momento starebbero pure valutando l'eventuale impatto di questo trasferimento di rifiuti in termini di risentimento sociale.

L'argomento è delicato. Il Veneto è attraversato da problemi ambientali di natura cronica dovuti ad una pesante antropizzazione (l'impronta ecologica dell'agricoltura, dell'industria, chimica in primis, e più in generale della cementificazione spinta su livelli che non hanno paragone in Italia, se si esclude la Lombardia). Per di più i siti che sarebbero stati oggetto dello schema di business plan tra privati, cui avrebbe lavorato anche un ex ministro dell'ambiente, sono da tempo bersaglio del mondo ecologista. La galassia ambientalista veneta è in subbuglio, tanto che sabato 26 febbraio gli ecologisti si troveranno alla stazione Fs di Dolo-Mirano alle 10 del mattino. Il titolo del presidio: "Nordest come terra dei fuochi: basta veleni e business sui rifiuti".

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