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Cronaca

Aggiornato il piano morfologico della laguna tra le critiche e i ricorsi degli ambientalisti

Risaliva al 1993. Per il comitato tecnico del provveditorato alle opere pubbliche sarà adattabile ai cambiamenti. Ricorsi da Italia Nostra. La Lega presenta un'interrogazione: «Accelerare ora sul Protocollo fanghi»

Tra i ricorsi e le critiche degli ambientalisti mercoledì il comitato tecnico del provveditorato alle opere pubbliche ha aggiornato il piano morfologico della laguna di Venezia: quello in vigore risaliva al 1993. «L'area portuale viene trattata come se non fosse ecosistema - commenta Stefano Boato del direttivo dell'organizzazione Italia Nostra -. Si ignora che le grandi navi devono stare fuori dalla laguna e che gli approdi a Marghera sono solo temporanei, come stabilito dal governo, e si autorizzano scavi lungo i canali mettendo scogli ai lati, massi enormi per ridurne l'erosione senza rispettare l'equilibrio ambientale. Da San Leonardo a Fusina ci saranno 7 chilometri e mezzo di pietrame, soffolte, enormi massi che rinforzano le casse di colmata al contrario di quanto era stato stabilito dal senatore Luigi Zanda, secondo il quale le casse si sarebbero dovute liberare. De resto, 15 giorni fa il comitato ha deciso quasi in segreto che tutte le casse di colmata venissero arginate con pietrame. Un rinnovo del piano morfologico che non tiene conto della rinaturalizzazione della laguna e neppure delle 57 prescrizioni che la commissione Vas ha fatto per modificare quel piano. In base all'approvazione di ieri è legittima la scogliera, i nostri ricorsi andranno comunque avanti».

Per il provveditorato sarà nel complesso un piano aperto ai cambiamenti, che avrà l'obiettivo di proteggere argini e barene che, ogni anno, a causa dell'erosione da acqua alta e moto ondoso rischiano di scomparire modificando la geografia lagunare. Il piano morfologico è un aspetto della manutenzione, ora manca il protocollo fanghi. Anche infatti volendo ripristinare morfologicamente parti della laguna centrale, ad oggi è impossibile trasferire e riutilizzare il materiale dragato. Quello tolto ad esempio nella zona di San Giuliano, dove gli escavi sono necessari pena l'impossibilità di utilizzo della laguna antistante da parte delle remiere, per legge va impermeabilizzato, vanno cioè costruite in laguna delle casse di colmata con palancole e teli impermeabili per depositare i sedimenti classificati come pericolosi.

Italia Nostra qualche giorno fa ha mandato avanti le proprie richieste di sospensione del nuovo piano morfologico al ministero per la Transizione ecologica, a quello della Cultura, all'Autorità di Bacino e alla Corte dei Conti di Venezia. Di andamento completamente opposto le sollecitazioni della Lega in merito. «È necessario sbloccare l'approvazione Protocollo fanghi - scrive la deputata veneziana della Lega Ketty Fogliani, componente della commissione Trasporti -. Ho presentato un'interrogazione per esortare il governo a mettere in atto immediatamente tutte le iniziative necessarie per completare l’iter per l’approvazione. Ho denunciato gli enormi problemi e ritardi sulla salvaguardia fisica e ambientale della laguna e sulla valorizzazione economica che crea per Venezia la mancata approvazione del nuovo Protocollo fanghi. Due anni fa il governo annunciava che, dopo un lungo percorso durato più di tre anni, il protocollo era pronto, però non è arrivato. Un danno economico per Venezia, per la mancata possibilità di attracco delle navi porta-contenitori che ammonta a una somma di circa 50 milioni di euro annui».

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