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Cronaca San Donà di Piave

Dimesso con diagnosi di otite, muore per meningite: Ulss 4 condannata a risarcimento di un milione

Dopo una battaglia decennale, martedì la sentenza del Tribunale di Venezia

Si era recato al pronto soccorso di San Donà di Piave per un’otite con febbre ed era stato rimandato a casa con la prescrizione di un antibiotico e un antinfiammatorio. Una meningite streptococcica dopo un mese di agonia lo avrebbe stroncato, a soli 58 anni.

«C’è voluta una battaglia lunga dieci anni, ma alla fine i familiari di Luigino Surian hanno ottenuto verità e giustizia in sede civile - spiegano i legali dei familiari di Luigino Surian, scomparso nel 2010 - Il Tribunale di Venezia ha riconosciuto l’inadeguatezza delle prestazioni fornite dai medici al paziente al suo primo accesso ospedaliero, ha ritenuto provato che, se fosse stato disposto un “ricontrollo” delle sue condizioni o gli fossero state impartite le dovute istruzioni in tal senso, e se quindi fosse ritornato prima in ospedale, con ogni probabilità si sarebbe potuto salvare, e ha accertato la responsabilità contrattuale dell’Asl 4, condannandola a risarcire la moglie, i figli e anche i nipoti di una somma complessiva di un milione e centomila euro».

La vicenda

Luigino Surian, conosciutissimo non solo a Jesolo, dove risiedeva, ma anche nel Trevigiano per aver fondato e diretto l’istituto scolastico paritario “Giuseppe Mazzini” di Treviso, il 6 ottobre 2010 è entrato al pronto soccorso dell’ospedale di San Donà lamentando un quadro otitico febbrile. «Visitato da uno specialista in otorinolaringoiatria, che gli ha diagnosticato un’otite bolsa emorragica destra e gli ha prescritto un trattamento antibiotico e uno antinfiammatorio, è stato dimesso - spiegano gli avvocati, di Studio 3A -. Nei giorni seguenti la situazione è peggiorata. Il 13 ottobre il 58enne è stato portato in ambulanza all’ospedale di Jesolo, dove gli è stato diagnosticato un grave stato di “coma da meningite streptococcica”». Il 7 novembre Surian è morto.

“Le prestazioni erogate presso il pronto soccorso di San Donà il 6 ottobre 2010 non risultano corrette - si legge nella perizia eseguita su disposizione del giudice - Se il trattamento farmacologico appare anche condivisibile, non sussiste però alcuna classificazione della gravità del quadro, alcuna indicazione della modalità di assunzione del trattamento antibiotico e non risulta prescritta alcuna valutazione o controllo».  Escluse, invece, responsabilità da parte dei medici che sono intervenuti in un secondo tempo, in quanto il paziente era giunto «in condizioni gravissime e tali da non consentire l’ipotesi di un esito favorevole, quanto meno basato sul criterio del più probabile che non».

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